Leggendo “La
Mennulara” di Simonetta Agnello Hornby ho avuto la sensazione di avere assistito ad un’opera teatrale; ogni volta che una famiglia finiva di spettegolare sul personaggio principale
si abbassava il sipario e quando si rialzava, come in un altro atto, una nuova famiglia,
continuava a spettegolare.
Il pettegolezzo si
era acceso alla morte di Maria Rosaria Inzerillo detta “la Mennulara”. Prima di
morire aveva dato disposizione precise per il suo funerale fatto scrivere gli
annunci mortuari e anche il necrologio da pubblicare sul giornale più
importante dell’isola.
Il
romanzo è ambientato in un paese siciliano, arroccato in una collina che negli
anni ’70, con la speculazione edilizia, si era espanso nella parte bassa e abitato
dalle famiglie più povere e da piccoli artigiani, mentre nella parte alta
abitavano nobilotti e notabili benestanti.
Maria
Rosaria Inzerillo, orfana di padre, detta “la Mennulara” fin da bambina
raccoglieva mandorle nelle campagne e con il suo lavoro provvedeva alla mamma e
alla sorellina, entrambe malate; subendo e sopportando umiliazioni e violenze.
A 13 anni viene assunta come “criata” da una famiglia nobile: gli Alfallipe.
Con
gli anni e con l’età, dando prova di sapere governare la casa ma continuando a fare
la domestica, aveva assunto il ruolo di amministratrice. Nessuna
decisione poteva essere presa senza il suo benestare. La Mennulara, aveva saputo salvare le proprietà della famiglia di Orazio Alfallipe.
I
figli del vecchio Alfallipe sarebbero cresciuti senza proprietà e senza avvenire
e la loro madre, la vedova di Orazio dopo la morte del marito sarebbe rimasta
sola in una grande casa vuota.
Maria
Rosaria Inzerillo la conosciamo, nel romanzo, solo attraverso le voci rancorose
e piene d’invidia dei suoi compaesani. Ogni famiglia di Roccacolomba, il paese
della Mennulara, compresi alcuni degli Alfallipe, hanno molti motivi per detestarla. Solo
il medico Mendicò e il prevosto Padre Arena apprezzano l’onestà e il coraggio
della protagonista. Con la sua forte volontà, con la sua intelligenza, e per
essere andata anche oltre i propri doveri, aveva raggiunto ogni obiettivo per il
bene dei suoi padroni. Per il benessere e la ricchezza che aveva saputo creare,
anche per sé, era ritenuta da tutti anche come donna vicina alla mafia.
In
questo suo romanzo di esordio Simonetta Agnello Hornby crea un personaggio
affascinante. Una donna forte e discreta; poco amata e molto invidiata e odiata,
una serva padrona determinata, capace di nascondere segreti inconfessabili.
Segreti che durante la lettura si intuiscono e altri vengono svelati. Segreti che
hanno condizionato la vita della protagonista, che l’hanno resa forte, ma che
ha conservato la sua fedeltà agli Alfallipe.
Sorprendente
è l’eredità che lascerà ai suoi padroni.
La
ricerca del testamento che viene narrato come una caccia al tesoro, così l’aveva
voluta e organizzata la Mennulara prima di morire, si trasformerà in momenti di
scoramento per chi, tra gli eredi, si sentirà tradito. Una specie di
sceneggiata che strappa qualche sorriso al lettore.
Un
romanzo piacevole anche se a volte le vicende e certe situazioni sono
decisamente inverosimili.
Molto
piacevole è anche la descrizione dei luoghi dove sempre mi immedesimo come
spettatrice privilegiata. Conoscitrice, come siciliana, dell’ambiente tipico di
un paese dell’interno; con personaggi verosimili che solo la Sicilia sa
produrre. L’uso sapiente del dialetto rendono i dialoghi ancora più sapidi ed
espressivi. Consiglio la lettura di questo romanzo anche a coloro che hanno poco
tempo per leggere. Una lettura piana e piacevole con argomenti in chiave
tutta siciliana.
Lina Viola
La lettura della sua recensione mi ha stimolato ad andare a leggere Il libro ed ho apprezzato la descrizione fatta dalla scrittrice Simonetta Agnello Hornby del paese in cui è stata costruita la storia è di quello che avveniva; il chiacchierio, pettegolezzo, tema ancor oggi preferito,nei luoghi d'incontro, chiamasi bar o circoli.Nei piccoli centri tutti si conoscono,s'invidiano,si amano e si odiano.Il personaggio della Mennulara,mi ha prima incuriosito per il suo savoir-faire e poi commossa per il suo triste trascorso.
RispondiEliminaIl romanzo è bello e ne consiglio la lettura
Lo scopo delle mie recensioni hanno il solo fine di invogliare alla lettura e frequentare la biblioteca. Il romanzo dell'Agnello Hornby merita di essere letto, per i suoi personaggi che a tutti i siciliani capita di incontrare nella realtà.
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