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26 aprile 2019

Invito alla lettura: Il veleno dell’oleandro di Simonetta Agnello Hornby





Dopo avere letto la trilogia La Mennulara, Boccamurata e La zia Marchesa, “Il Veleno dell'oleandro” non si scosta nello stile e nelle tematiche sempre riproposte dalla nostra autrice. Una scrittura sapientemente resa scorrevole con le colorite descrizione di personaggi e luoghi di una Sicilia immaginaria. Luoghi immaginari ma che emergono reali alla mente di ogni siciliano che se ne è allontanato e le rivive con nostalgia.
Una scrittura sempre elegante anche nei piccoli dettagli descrittivi che danno forma e piacevolezza ai suoi romanzi.
Il racconto “Il veleno dell’oleandro” è ancora la narrazione drammatica di una grande famiglia: i Carpinteri, che nel groviglio delle passioni morbose, delle rivalità, dei segreti gelosamente custoditi, degli amori clandestini l’autrice intreccia con la consueta maestria sentimenti e risentimenti, sapendo creare momenti di vera suspance.
Bede Lo Mondo, un giovane bellissimo, viene accolto nella sua adolescenza dalla famiglia benestante dei Carpinteri, che gli dà la possibilità di studiare e di crescere nella loro tenuta de Ceuta a Pedrara.
Bede rimarrà fedele tutta la vita ad Anna, la padrona della tenuta. Accudirà devotamente Anna, ormai vecchia e malata di una forma di demenza fino alla sua morte. Un rapporto ambiguo ha legato Anna e il molto più giovane Bede.
L’incontro con i figli Luigi, Giulia, Mara e i parenti, accorsi al capezzale di Anna accende vecchi rancori famigliari, vecchi amori, storie di tesori nascosti, passaggi segreti. Anche i rapporti con la famiglia di Bede: i Lo Mondo, e una setta segreta, vedono il ritorno dei padroni come un ostacolo allo svolgimento delle loro attività illegali. Tanti misteri si svolgono nella villa e troppi personaggi entrano nella trama del romanzo.
Simonetta Agnello Hornby, in questo romanzo, introduce “parentesi” su numerosi soggetti solo accennati, una fotografia ridondante e non sempre nitida di personaggi e situazioni inverosimili: l'anoressia, la violenza familiare sulle donne, la bisessualità, l’omosessualità, l’associazione mafiosa, lo sfruttamento degli immigrati di colore.
Veramente troppo per non dare, in certi momenti, poca credibilità alle storie complicate della famiglia Carpinteri. La scrittrice non ha voluto fare una narrazione che avrebbe appesantito il romanzo su temi troppo scontati. Forse consapevolmente si è limitata ad accennarli, mettendo così il lettore nella condizione di immaginare e riflettere su argomenti della nostra attualità


Lina Viola



Il libro Il veleno dell’oleandro di Simonetta Agnello Hornby  è disponibile in biblioteca.  Puoi prenotarlo cliccando qui



22 ottobre 2018

Invito alla lettura: La zia marchesa di Simonetta Agnello Hornby


Per completare la trilogia di La Mennulara e Boccamurata di Simonetta Agnello Hornby ho letto La zia marchesa, suo secondo romanzo in ordine cronologico di pubblicazione. Il romanzo racconta la saga di una famiglia nobile: i Safamita (quanti cognomi improbabili nei suoi romanzi). Come nei libri precedenti siamo in Sicilia e ancora una volta srotola le vite di tre generazioni della seconda metà dell’800. Anche in La zia Marchesa le storie personali dei personaggi s’intrecciano con gli infiniti spunti storici che l’Autrice utilizza per costruire i suoi romanzi. Nel romanzo non mancherà la comparsa effimera dell’isola Ferdinandea, il brigantaggio, i Fasci siciliani, lo sbarco dei mille, i campieri mafiosi...
Ci sono più voci narranti, sempre di persone al servizio dei Safamita, balie, camerieri, cocchieri... Amalia Cuffaro è stata fino alla sua morte la balia di Costanza, la Marchesa, la protagonista del romanzo, che ha amato come una figlia, e ci farà conoscere gradualmente la storia della Marchesa intanto che la racconta alla nipote Pinuzza, mentre la spidocchia seduta al sole della Muntagnazza. La marchesa Costanza dai capelli rossi e la carnagione lentigginosa era la secondogenita di Caterina Safamita, una figlia indesiderata, non amata, affidata alla balia Amalia, crescerà senza mai una carezza. Solo nell'adolescenza conoscerà un po' di affetto della madre. Il padre invece la vuole bene, la protegge, la stima e per lui sarà sempre la figlia dell'amore. Costanza per tutta la vita si chiederà il perché sua madre non avesse potuto amarla. Una donna che visse triste e infelice sempre incinta di figli che abortisce e madre solo di Stefano il prediletto, Costanza che non amava e Giacomo il ribelle.
Nel romanzo sono presenti sempre gli stessi temi che fanno definire a Simonetta Agnello Horby “trilogia” i suoi primi tre romanzi: l’invidia, l’odio familiare, i tradimenti, le perversioni, e in questo suo secondo romanzo anche l’incesto.
I personaggi, come al solito, sono tantissimi sempre ben caratterizzati, perlopiù gli umili, inseriti con abilità nei molteplici contesti storici, tanti “attori” che si piegano sempre ai loro padroni e cederanno sempre ai ricatti e alle sopraffazioni di campieri e mafiosi. Soprattutto le donne, sottomesse e prede sessuali dei loro padroni.
Per me è sempre piacevole leggere espressioni con la parlata chiara siciliana; a mio parere, danno anche più forza al racconto.
Per dare senso al romanzo, una morale, concludo citando un proverbio siciliano: “Cu li sordi s’accatta tutto, ma nun s’accatta ne l’onuri ne la filicità". È quello che più si adatta alla famiglia Safamita. Ricchissima, ma tutti infelici. Vittime e artefici della loro avidità e della malvagità. Si conoscerà solo alla fine il segreto di Costanza sulla sua nascita e quella dei suoi due fratelli.


Lina Viola


Il libro La zia marchesa di Simonetta Agnello Hornby 
è disponibile in biblioteca. Puoi prenotarlo cliccando qui




14 settembre 2018

Invito alla lettura: Boccamurata di Simonetta Agnello Hornby


“Boccamurata” è il terzo romanzo della cosiddetta trilogia, come l’autrice stessa l’ha definita. Una trilogia, per la verità, senza punti in comune con i romanzi precedenti: “La Mennulara” e “La zia marchesa”. Ma trilogia la dobbiamo chiamare. Pur diversi per personaggi, ambienti sociali, situazioni ma così simili per le passioni, la sensualità prepotente degli “attori” che Simonetta Agnello Hornby mette in scena, costruiti con la solita e riconoscibilissima maestria, la “parlata siciliana”, i paesaggi sempre descritti da suscitare nostalgia ai siciliani che ne sono lontani.
Toccante per me lo sguardo su un peschereccio che si osserva da lontano "navigava orizzontale, come una foglia trasportata dalla corrente".
Il romanzo si apre con una tranquilla e tradizionale riunione familiare: il compleanno del nonno Tito attorniato da figli e nipoti. Mariola, la moglie, che imbandisce la tavola con tutti i suoi piatti preferiti.
Un quadretto famigliare perfetto; Tito soddisfatto, osserva divertito da patriarca autorevole. Chiama figli e nipoti con i nomignoli che ha dato a ognuno di loro: capellini, rigatoni, spaghetti... nomignoli, che senza nessuna fantasia, affibbia loro per essere il proprietario del grande pastificio ereditato dal padre. Ma il personaggio sulla quale s’innerverà il racconto è la zia Rachele.
Custode attenta della casa, è per Tito, da sempre, un punto di riferimento imprescindibile. Tito che non ha conosciuto la madre è stato cresciuto ed educato da questa zia, che ancora adesso lo guida e lo consiglia sulle decisioni importanti che riguardano la famiglia e il pastificio.
Questo rassicurante interno famigliare è solo apparente, nasconde invidie e tradimenti. Lo stesso Tito vive un grande dolore, il tormento di non avere conosciuto la madre.
Nel clima sereno della festa il nipote Titino, il preferito, per un compito assegnatogli a scuola gli chiede di aiutarlo a fare la "La ricostruzione dell'albero genealogico della sua famiglia".
Questa richiesta riapre la grande ferita, riportandolo al suo difficile passato. Alle sofferenze e alle difficoltà vissute nell'infanzia e poi nella sua adolescenza. Quello che lui sa è quello che il padre, Gaspare, gli aveva sempre raccontato. Di essere il frutto di un amore con una donna sposata e che da questa relazione clandestina, per salvare l’onore della donna amata, l’aveva cresciuto nella sua casa e affidato alle cure della sorella, la zia Rachele.
La scrittrice ricostruisce lungo tutto il romanzo la personalità di Tito della sua complicata famiglia è di sua “zia” Rachele che aveva rinunciato a sposarsi e dedicarsi completamente all'educazione di Tito.
La spasmodica ricerca della verità sulle sue origini, che scoprirà cinquant'anni dopo, con l'incontro di Dante, figlio di una ex compagna di scuola di Rachele. Tito viene in possesso di un pacco di lettere scambiate da Rachele con la mamma di Dante che gli riveleranno quello che non avrebbe mai sospettato. Le lettere dell’allora giovane Rachele gli sveleranno una verità sconvolgente.
Un tabù che lo porta a riconsiderare la figura di Rachele. Una rivelazione che gli da finalmente la serenità cercata tutta la vita e che gli farà dire di Rachele “la donna più trasgressiva che abbia mai conosciuto".
La zia è sempre vissuta con “la bocca murata” custode del suo segreto e del destino di Tito.
Un romanzo che ho apprezzato per l’apparente facilità di scrittura e che mi ha turbato per la scabrosa vicenda di Rachele. Consigliatissimo.

Lina Viola




09 novembre 2017

NOVITÀ IN LIBRERIA - SIMONETTA AGNELLO HORNBY



Nessuno può volare
Simonetta Agnello Hornby
Feltrinelli Editore 2017



Quando si nasce in una famiglia come quella di Simonetta Agnello Hornby, sin da piccoli si cresce con la consapevolezza che si è "tutti normali, ma diversi, ognuno con le sue caratteristiche, talvolta un po' 'strane'". Attraverso una serie di ritratti sapidi e affettuosi, facciamo così la conoscenza della cugina Ninì, sordomuta ("Ninì non parla bene," si spiega agli estranei), dell'amata bambinaia ungherese Giuliana, un po' zoppa, del padre con una gamba malata, e della "pizzuta" prozia Rosina, cleptomane – quando l'argenteria scompare dalla tavola, i parenti le si avvicinano di soppiatto per sfilarle le posate dalle tasche, piano piano, senza che se ne accorga, perché "la zia non deve sentirsi imbarazzata"… E poi naturalmente conosciamo George, sia attraverso le parole di sua madre – non è facile accettare la malattia di un figlio, eppure è possibile (la chiave sta proprio nel titolo: "nessuno può volare") –, sia grazie alla sua voce, che si alterna come un controcanto ironico (cento per cento british), ma deciso nel raccontare i tanti ostacoli di chi si muove in carrozzina. E proprio come Simonetta con le storie di un tempo passato ci regala uno sguardo insolito e genuino sul mondo, così anche George, a cui quindici anni fa è stata diagnosticata la sclerosi multipla, ci consegna un punto di vista diverso da cui osservare le città che abitiamo, le persone che ci circondano e noi stessi. "Come, accanto ai colori dell'arcobaleno, lo spettro cromatico della luce ha altri colori invisibili a occhio nudo, così io vorrei che questo libro potesse aiutare i lettori a vedere lo spettro diverso in cui la nostra società si compone."