RICORDO DI MARIA GIORDANO
LA NASCITA
Quella domenica, era un 29 Giugno, fu la nonna
paterna a dare l’annuncio della mia nascita all’amica della mamma
che la chiamava per andare a messa, com’era nelle loro abitudini. Si
sapeva che il lieto evento era imminente ma fu ugualmente una sorpresa
perché si verificò con un certo anticipo. L’amica, nostra
vicina di casa, disse che avevo scelto un giorno particolare, il giorno
della festa dei santi Pietro e Paolo. Ed è grazie a tale particolarità
che, con maggiore facilità, ogni anno parecchi sono quelli che si
ricordano, il ventinove di giugno, di farmi gli auguri per il mio
compleanno. Mi fu dato il nome di Maria Cava che era quello
della nonna paterna: le usanze erano quelle e bisognava
rispettarle, del resto quale più bel nome di Maria? L’aggiunta di Cava al nome
Maria, (il suo significato è “della Cava”) è una peculiarità del
nostro paese, dove ha grande rilevanza ed è abbastanza diffuso; il nome
di Maria Cava non si riscontra fuori da Pietraperzia, almeno
credo. Il motivo di tale particolarità è legato a un evento
miracoloso, citato anche nella Storia di Pietraperzia di Fra’
Dionigi, che si verificò quasi otto secoli fa, intorno al 1223
presso una località di campagna non molto distante dal paese. Tale
località, nota per la presenza nella zona di cave di pietra per
costruzione e di sabbia, prima chiamata Runzi, fu denominata Cava in seguito
al ritrovamento, dopo vari tentativi di scavo, di
un’immagine della Madonna col Bambino, per opera di un giovane
sordomuto trapanese cui la Madonna era apparsa in sogno. Si tramanda che
il muto all’atto di scoprire l’immagine, ricevendo miracolosamente la
parola, si sia messo a gridare “Viva Maria SS della Cava”. La
lastra di pietra su cui è dipinta la Madonna mentre allatta il Bambino
troneggia, fin dall’epoca del ritrovamento, sull’altare del piccolo
santuario fatto erigere sul luogo e meta di pellegrinaggi da parte
dei pietrini. A Pietraperzia, che proclamò la Madonna della Cava
sua patrona, si sviluppò una grandissima devozione alla Madonna
che si esprime nelle più varie forme interessando singole persone,
famiglie, organizzazioni di categorie e sodalizi, in ogni
periodo dell’anno. Tra le forme più suggestive vanno ricordati i
pellegrinaggi del mese di maggio, organizzati nei giorni di sabato (da
cui I Sabati della Madonna) dalle varie categorie di lavoratori La
festa ricorre il 15 Agosto giorno dell’Assunta giornata nella quale la
devozione dei pietrini riveste la forma più solenne.

Furono tutti contenti della mia nascita ed anche del
fatto che fossi una bambina, così mi è stato detto, perché nella
famiglia un maschietto c’era già, il mio fratellino Salvatore
che aveva tre anni. Era stata la nonna Maria Cava ad aiutare la mamma a
farmi nascere: la mamma in quei momenti voleva vicina la
suocera che con la sua serenità le dava sicurezza. Forse la nonna
aveva anche delle attitudini particolari se spesse volte veniva
chiamata dalle sue vicine per essere assistite nel momento del parto. Ad assistere la mamma durante la mia nascita,
assieme alla nonna, c’era donna Antonietta Attanasio la levatrice
che prima di me aveva fatto nascere il mio fratellino e dopo di me
mia sorella Ninetta. Michela invece, la mia ultima sorella, nata dopo la
morte della nonna paterna, venne al mondo con l‘aiuto di donna
Giovannina “la Nuda”, levatrice amica della nonna materna, nonna
Nina. Donna Antonietta Attanasio era quasi una nostra parente
avendo sposato un fratello della zia Angelina Attanasio moglie del
prozio Michele Calì fratello di bisnonna Francesca. Seppi dalla mamma
che donna Antonietta nell’imminenza di un parto veniva a
dormire a casa nostra perché sapeva che ai primi sintomi noi eravamo
pronti a nascere e che se fosse dovuta partire da casa sarebbe arrivata
a parto avvenuto. Il parto quindi si svolse in modo spontaneo, tutto
andò bene come la prima volta per la mamma, quando era nato mio
fratello. Adesso c’ero anch’io; la nonna annunciò che era arrivata
una bambina e grazie ai sonorissimi strilli che seguirono
all’annuncio si capì che avevo dei bei polmoni. Mamma finalmente poté vedere
il mio viso e fu molto felice; papà, sempre molto equilibrato nel
manifestare i suoi sentimenti, non nascose il suo appagamento. Il
corredino era pronto; la mamma si era molto adoperata a prepararlo aiutata
da entrambe le nonne. Era costituito da camicine giacchettini,
scarpette, cuffiette, completati e impreziositi da delicati ricami
all’uncinetto che vi aveva applicato nonna Maria Cava, arte che aveva appreso
dalla sua mamma, la bisnonna Francesca. Nonna Nina, molto
abile nel taglio e cucito, si era invece occupata dei lunghi
coprifasce completandoli con rifiniture in pizzo, il necessario per avvolgere
i neonati, i grandi quadrati di stoffa piqué le lunghe fasce in damasco,
lo stesso, riciclato, che era servito per il mio fratellino. Crescendo ebbi modo di ammirare parecchi capi dei
corredini preparati per noi: mamma li custodì a lungo; il
ritrovarli era occasione per ricordare e raccontare episodi dei
primi momenti e dei primi anni della nostra vita e le persone che ci
erano state vicine. Sentivo così la mamma confermare molti particolari
su di essi e sugli eventi che seguirono, che la nonna materna mi aveva
raccontato nei nostri quotidiani dialoghi: del primo bagnetto, del
piumino soffice col quale mi aveva cosparso di borotalco, di come mi
aveva essa stessa agghindato con il lungo coprifasce per
presentarmi a tutti che volevano vedermi. Non sono in grado di dare alcun
giudizio su come ci si può sentire dentro le fasce a fine giugno, so
che mi era stata risparmiata la tortura della cuffietta per il troppo
caldo. Non mi mancò invece quella dei forellini ai lobi delle orecchie:
era d’obbligo, allora, che una bambina portasse gli orecchini.
Durante tale operazione fui molto irrequieta, l’intervento non
riuscì perfetto e ciò è ancora evidente, il forellino di un orecchio,
infatti, è più alto di quello dell’altro. Non mi mancava più nulla per
entrare in società. I nonni materni, nonna Nina e nonno Pasquale, non
erano in paese il giorno della mia nascita perciò fu per essi
una grande sorpresa al loro rientro da Marcatobianco trovarmi
già nata. I nonni addirittura credevano di aver anticipato il ritorno
dalla campagna rispetto al giorno previsto dell’evento, pensavano
di poter essere vicini alla loro figlia in un momento così
importante ma io ero stata più veloce. Il loro stupore si mutò subito in gioia,
la nonna si sentì alleggerita di un grosso peso, essa sapeva, come
diceva, che la figlia era in buone mani, la mamma stessa la tranquillizzò
su questo. Come tutti i nonni, mi trovarono bellissima e di più
il nonno che poco esternava i suoi entusiasmi, disse che ero una
bambina speciale. Essendo ora, nonna anch’io capisco benissimo nonno
Pasquale. Per la nonna paterna era un momento propizio, dopo il
maschietto, la femminuccia la quale, cosa importante, portava il
suo nome. La sua gioia si accentuava quando ero presentata ai
parenti e agli amici che venivano a conoscermi e a felicitarsi,
tutti concordi nell’affermare che somigliavo a papà: di lui il
naso, gli occhi; per il resto ero il ritratto della nonna, il suo.
PROBLEMATICHE MATRIMONIALI DI MARIA GIORDANO
Corteo matrimoniale - Foto d'epoca anni '50
PROBLEMATICHE MATRIMONIALI
- poesia di Maria Giordano -
Mentre scrivo mi sento divertita
nel ricordare eventi della vita:
un'usanza da tempo tramontata
che oggi può stupire, ma c'è stata.
Per me sono ricordi ancor precisi
di giovani che erano confusi
che giunta l'ora dell'innamoramento
più che gioia, per loro era un tormento.
Il giovane insisteva a far la corte
ma incerta restava la sua sorte.
Per fortuna la mamma lo capiva
e ne parlava alla nonna ed alla zia.
Si discuteva insieme della cosa
per decidere se chiederla in sposa.
Si faceva un'indagine accurata
sulla ragazza e sulla sua casata.
Se finalmente veniva accertato
che proprio con nessuno aveva parlato
si ripeteva in casa come un credo:
speriamo che abbia pure un bel corredo.
Allora si mandava l'ambasciata
tramite una persona conosciuta:
“per vostra figlia ho pronto già il marito,
un bel ragazzo, un ottimo partito”!
Subito si inventava un espediente
perché la gente non sapesse niente:
per la sua vita di sposa futura
s'inscenava una vendita di mula.
Mentre il giovane la bestia esaminava
lei dietro la persiana lo osservava.
(Ma la ragazza, non era al corrente
della proposta del suo pretendente?
Era informata all'ultimo momento
della ragione di tanto movimento?)
Il padre della giovane che era astuto,
ricevuto il segnale convenuto
concludeva l'affare in un minuto;
di sollievo tirava un gran sospiro
che mai si sentì così leggero.
Veniva già deciso in quel momento
la grande festa del fidanzamento;
per suggellarlo con tutto il parentato
anche il giorno del sì veniva annunciato.
Non è racconto della fantasia
il fatto avvenne vicino casa mia.
Di me non ho granché da raccontare
nessun cavallo ci fu da rimirare.
Mio marito conobbi da bambino,
da grandi bastò d'intesa un occhiolino.
(Estratto da: Via 4 Novembre e dintorni...c'era una volta Pietraperzia negli anni ‘40-‘60 del XX Secolo racconti e poesie di Salvatore e Maria Giordano).