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10 aprile 2021

Le ville della Principessa Deliella

   
 Bella e opulenta la fattoria di Kamitrici fu testimone delle sfortunate vicende vissute dalla signora che fu "Domina" di quelle terre. 
 Nela mia ricostruzione grafica una delle tre giovani donne che passeggiano nel cortile del grande edificio è Lei: Annetta (o Anita) Brigida Filippa Drogo, nata a Pietraperzia il 4 ottobre del 1875, ignara, ancora, della sorte sfortunata a cui la destinò l'ambizione del padre.
 Lui Rocco Drogo, uno dei più ricchi proprietari terrieri della Sicilia - possedeva sette feudi -, come il don Calogero Sedara del "Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa, per amore del titolo nobiliare diede in sposa la sua unica figlia Anita ad un principe di antichissimo lignaggio, Nicolò Lanza di Scalea. 
 Costui, consumate le nozze, riprese le sue abitudini di individuo vizioso e privo di scrupoli e condusse la sua vita lontano dalla moglie che continuò a mantenerlo con un generoso appannaggio.
 Anita, poco più che ventenne, rimase sola e ricchissima, viaggiò molto e fece molte opere caritatevoli in particolare in favore di giovani orfane. Il suo nome resta legato ad una vicenda di miserabile speculazione edilizia che portò alla distruzione di un gioiello architettonico voluto e realizzato a Palermo dalla Principessa.
 La Palermo di fine '800 stava vivendo la sua “Belle Époque”, la Palermo Felix dei Florio, capace di organizzare una memorabile Esposizione Nazionale nel 1891, la prima del sud Italia, grazie ad una borghesia ricca e colta che costruiva le sue residenze lungo il Viale della Libertà, allora il più bel viale d'Europa, secondo il gusto elegante e raffinato dell'epoca, lo stile Liberty.
 La gemma più preziosa di quel viale la realizzò Lei, la principessa Deliella.
  Villa Deliella a Palermo, fu progettata nel 1898 da Ernesto Basile (l'architetto del Teatro Massimo), costruita da Salvatore Rutelli ed arredata dallo studio Ducrot, quello che arredava le dimore dello Zar. I lavori vennero completati nel 1907. 
 Di quella perla in piazza Francesco Crispi, unica per grazia ed equilibrio di forme, rimangono solo vecchie fotografie che vidi negli anni dei miei studi di architettura a Palermo e che ritraggono anche gli interni degni di una dimora reale. 
 Nel 1959 - Anita era morta da dieci anni di leucemia - con lo  sciagurato accordo dell'ultimo proprietario Franco Lanza di Scalea, l'immobile venne abbattuto in una sola notte.
 Erano gli anni del "sacco di Palermo", l'oltraggio del malaffare alla città dei Ciancimino, Lima e mafiosi vari.
 La Sovrintendenza arrivò, tardi, e bloccò la costruzione di un altro vile condominio, ma il danno era stato consumato, la bellezza perduta per sempre. 
 Oggi a piazza Croci rimane un vuoto osceno, un parcheggio con annesso lavaggio, il Nulla.
 Non ebbe fortuna, la principessa, neanche con i suoi compaesani che la definirono con epiteto cinico "la principessa villana". 
  Eppure Deliella, tornata nel suo mondo rurale dopo gli anni della mondanità palermitana, si mostrò generosa con la sua comunità. Le sue volontà testamentarie furono munifiche in particolare con le istituzioni religiose. 
 Dotò la Chiesa Madre di un cospicuo lascito di terre dopo averne finanziata l'illuminazione elettrica. Alle Ancella Riparatrici, che aveva invitato a Pietraperzia perché si occupassero delle orfanelle, lasciò il grande edificio di via Castello (oggi via Principessa Deliella), dotandolo anch'esso di terre per il sostentamento, perché divenisse sede del loro istituto. 
 La piazza Vittorio Emanuele deve gran parte del suo decoro al bel palazzo gentile che Deliella fece costruire sui disegni di equilibrata ispirazione classica dell'architetto Ernesto Basile, lo stesso che aveva progettato la sfortunata villa di Palermo. 
 Sarebbe interessante una rivisitazione storica della figura di Annita Drogo che staccatasi dal marito, dopo una dolorosa esperienza di vita coniugale fatta di infedeltà e contrasti, scelse di vivere da sola lontano dalla mondanità palermitana nella sua Pietraperzia.

Armando Laurella