L'OMBRA DEL VENTO
DICARLOS RUIZ ZAFÓN
L'ho comprato perché avevo letto qualche bel commento, senza troppo
entusiasmo, e l'ho lasciato sul comodino per tre mesi circa. Il tempo di
ambientarsi. Quando si inizia un libro è come iniziare un cammino che non si sa
dove conduce. Il timore maggiore è forse che conduca da nessuna parte.
Poiché sullo sfondo c'era una
Barcellona cupa e nebbiosa (inverosimile), cimiteri e biblioteche oscure,
personaggi loschi e misteriosi, avevo il timore che sarebbe stato di quei libri
che avrei chiuso subito, ovvero di quelli che conducono verso il nulla certo,
che anzi pongono di fronte a domande rompiscatole (“chissà se mi starò perdendo
qualcosa di bello”, “avrei dovuto insistere, ho troppi preconcetti”, “sono di
fronte ad uno dei miei tanti limiti, ecco perché l'ho chiuso!”).
E così ho iniziato a leggere qualche rigo. La lettura era piacevole e
catturava abbastanza, ma giusto il tempo di contare fino a 100 e dare la buona
notte. Poi cominciava a introdurre un po’ troppi personaggi, nomi e fatti, per
cui la scelta era se attivare il secondo neurone o lasciar perdere. Con questo
ritmo, dopo un mese avevo letto non più del dieci per cento, ricordavo poco i
fatti descritti il giorno prima e nemmeno i nomi dei personaggi, ogni volta
dovevo tornare qualche pagina indietro per fare un refresh; fin quando ho
addirittura scritto qualche appunto su un foglio (che regolarmente cadeva
ondeggiante sotto il letto). Poi sono arrivate le pseudo vacanze pasquali, e
tra le ferie forzate in un lockdown da incubo, ho intravisto in quelle
atmosfere cupe una condizione persino più festosa e allegra della mia, per cui
ho accelerato il ritmo. E non è stato difficile accelerare perché si stava
dischiudendo qualcosa di bello.
Si sta parlando di un genere che non riesco a identificare con
precisione. È un po’ noir, un po’ paranormale, romantico, dove sono mescolati
amore, amicizia, famiglia, mistero, morte. L’undicenne Daniel, il personaggio
principale e voce narrante della storia, guidato dal papà libraio, è portato al
cimitero dei libri, un posto dove finivano tutti i libri che il tempo
cancellava e che erano sottratti all'oblio perenne. Qui Daniel sceglie un
libro, in mezzo a tanti, scritto decenni prima, che dovrà custodire per sempre.
Il libro gli cambierà definitivamente la vita. La ricerca dell’autore, Julian
Carax, lo coinvolgerà in un intrigo di fatti e personaggi singolari; di Carax
ne è talmente ossessionato da mettere in pericolo la propria vita e quella
degli altri pur di saperne sempre più. Le scoperte di Daniel si susseguono in
continui colpi di scena, momenti di paura, stuzzicanti misteri che la sua
innata curiosità vuole sapere, fino a scoprire l’indicibile segreto di Carax.
Nel mezzo ci sono le storie d'amore che lo strapazzano durante la sua crescita;
prima la tenera storia con la bellissima Clara, più grande di lui, storia che
ovviamente gli trafiggerà il cuore, e la altrettanto appassionante storia che
da ragazzotto vive con Bea. I parallelismi tra Daniel e l’autore Julian sono
tantissimi, tant’è che spesso si potrebbero confondere i protagonisti. I
personaggi cosiddetti secondari della storia hanno uno sviluppo che è quasi
impossibile metterli in secondo piano. Il tratteggio di ognuno è magnifico. A
parte Clara, Bea, Julian, il padre, personaggi indimenticabili sono Nuria
Monfort, Penelope Aldaya, don Gustavo, il cappellaio, la madre di Julian, lo
squilibrato criminale Fumero, ispettore di polizia criminale. Ma quello che
spicca maggiormente è Fermin, il mendicante arruolato nella libreria del papà
di Daniel, un tipo “scherzoso” si direbbe, che dona brio a tutta la storia
grazie alla sua sfacciataggine, ma anche per la saggezza e la sincerità che
profonde durante lo sviluppo.
Lo sfondo è Barcellona di fini
ottocento e del ‘45, città non nota a me che scrivo, ma di sicuro fascino; le
atmosfere cui è immersa, se non ci si addentra nella lettura, sono difficili da
immaginare, sembrano quasi delle forzature figurare una città marcatamente
mediterranea come una nebbiosa Praga o una piovosa Londra. Ma tant’è, l'effetto
che ne esce fuori è sorprendente.Il libro fa parte della tetralogia cosiddetta del “cimitero dei libri
dimenticati” dello stesso autore Carlos Ruiz Zafón.
Buona Lettura
Domenico Guarnaccia