«Cantami, o Musa», invoca il Poeta per scrivere il suo poema senza chiedersi mai se la Musa è disposta a farlo di buon cuore o se ciò le pesa.
Pensa a sé stesso, a cantare di eroi e chiede
alla Musa il suo aiuto ma non si preoccupa di darle il giusto merito, di
ascoltarla sul serio.
Prende ciò che gli serve.
Alle donne nessun ascolto, nessuna attenzione,
è impegnato a costruire un poema in cui uomini, semi dei e dei sono assoluti
protagonisti dimentico che in ogni storia anche le donne, che nelle guerre
antiche aspettavano i loro uomini a casa, combattono.
Nel canto di Calliope, Natalia Haynes, si erge
al ruolo di poetessa e canta di queste donne, per le donne ma non solo, da voce
a coloro a cui l’ascolto è stato negato per secoli. Di queste donne si è mai
chiesto qualcuno qualcosa?
Di Penelope, regine di Itaca, in attesa per 20
anni del ritorno di Odisseo, non meno astuta di quest’ultimo.
Di Polissena, amazzone ed eroina di Troia.
Di Ecabe, regina di Troia, fredda, regale ma
dignitosa fino alla fine.
Di Cassandra, sacerdotessa di Apollo, con il
dono di vedere il futuro. Una maledizione che la annienta perché ciò che vede
non viene creduto da nessuno.
Natalie Haynes con il suo canto, dona voce a
questa principesse, regine, guerriere, le pone allo stesso livello di Achille,
Ettore, Paride e tutti gli altri protagonisti. Anche queste donne hanno
combattuto, hanno subìto, hanno il diritto di raccontare la storia.