Non nascondo ai lettori che scrivo questo articolo con un po’
di egoismo: tornata da Sofia, ho ancora le sue immagini davanti agli occhi
quando li chiudo... così ho pensato di farlo diventare per me l’occasione di metabolizzare
il mio viaggio e fissarlo nella memoria, per voi un invito a recarvi in questa
città meravigliosa.
Santa Sofia, martire cristiana. Statua eretta in luogo della precedente raffigurante Lenin. |
Sòfia è la capitale della Bulgaria. Sulla carta ha circa
1.270.000 abitanti, ma nella realtà i sofioti stessi dicono d’essere almeno 3
milioni. Una miriade di civiltà vi si sono mescolate nel tempo: dai primi Traci
che l’hanno fondata come Serdica nel VII secolo a.C. -il che ne fa la terza
capitale europea più antica dopo Atene e Roma- ai Romani che l’hanno conquistata
nel 29 a.C., dagli Unni che vi irruppero nel 447 d.C., ai popoli zingarici che,
originari dell’India, giunsero a più riprese verso l’Europa a partire dal Mille
d.C., passando proprio per i Balcani, dai Bizantini ai Turchi Ottomani che la
conquistarono nel 1382, fino ai Russi.
Giunti a Sofia avrete la sensazione di fare un tuffo negli anni ’80. Ad edifici di stampo comunista (il Regime vi permane dal 1946 al 1989), si affiancano edifici dalle architetture teutoniche – quelli oggi visibili in una qualunque città tedesca – tracce lasciate dal governo filo-tedesco a partire dalla Prima Guerra Mondiale, nella cui sfera d’influenza la Bulgaria rimase fino alla Seconda.
Vista di Sofia con alle spalle il monte Vitosha |
La città sorge ai piedi del monte Vitosha. Al mattino i
raggi del sole adagiano una patina d’oro sulle cime innevate dei monti Balcani
che la abbracciano, e lasciano cadere una calda carezza sui lineamenti seriosi delle
abitazioni. La luce muore sui palazzi squadrati e severi per poi risorgere
riflessa dalle cupole d’oro delle chiese ortodosse e dai pinnacoli abbaglianti
delle chiese russe.
Sferzate di vento gelido si mescolano all’odore seducente di
rosa, che vi inonderà non appena aprirete le porte dei tipici negozietti di
souvenir. La Bulgaria produce, infatti, da sola l’80% dell’olio essenziale di
rosa del mondo, in una valle – la Rozova
Dolina – che fra maggio e giugno si ricopre di migliaia di rose bianche,
rosse e rosa.
Vista notturna della Moschea Banya Bashi |
Nel giro di un solo giorno ho pregato accanto agli ebrei,
abbagliata dalla luce della Stella di David; ho indossato l’Hijab e mi sono
rivolta verso la Mecca con i musulmani; incantata insieme ai cristiani, ho
stretto le mani giunte e spalancato gli occhi davanti allo splendore delle iconostasi delle chiese ortodosse... e mai in nessuno di questi luoghi mi sono sentita figlia
di un Dio diverso.
Iconostasi nella chiesa ortodossa del Monastero di Rila |
"Sinagoga centrale" della città, definita tale perché la più importante fra le varie presenti in passato |
Lettere maiuscole dell'alfabeto cirillico |
L’eleganza dell’alfabeto cirillico e le centinaia di icone
bizantine che costellano le chiese e i musei vi avvolgeranno in un'atmosfera
da mistero sacro, atmosfera che mai mi aveva colta come a Rila, sede di un
antico monastero nel cuore dei monti e meta che da sola varrebbe l’intero
viaggio in terra bulgara.
A 120 km da Sofia, il Monastero di Rila è il più grande
della Bulgaria. Fondato da San Giovanni di Rila nel X secolo, è patrimonio dell’Umanità
dal 1983. A 1147 m d’altezza, circondato da vette innevate e ammantate di
conifere, protetti dalle sue mura e immersi nel silenzio ci si sente veramente ad un passo dal Paradiso.
Monastero di Rila, il più grande della nazione |
Camminando per strada avrete la sensazione che più mondi e più epoche vi sfiorino contemporaneamente. Vi incanteranno i bulgari biondi dagli occhi azzurri e i lineamenti spigolosi tipici dei popoli slavi; vi cattureranno gli sguardi magnetici e diffidenti dei bulgari scuri dagli occhi verdi, profondi come tunnel nei visi dai tratti zingarici; vi strapperanno un sorriso i bulgari dall'espressione calda e dai tratti rudi, che vi faranno sentire a casa, come foste in Sicilia... perché sì, a tratti questa terra crogiolo di razze e di popoli diversi, ininterrottamente contesa e strappata da ogni lembo come un tessuto prezioso, mi è sembrata molto simile alla nostra.
Valeria Bongiovanni