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08 aprile 2021

L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón

 

L'OMBRA DEL VENTO

DI
CARLOS RUIZ ZAFÓN





     La lettura di questo libro è avvenuta attraverso un percorso insolito.
     L'ho comprato perché avevo letto qualche bel commento, senza troppo entusiasmo, e l'ho lasciato sul comodino per tre mesi circa. Il tempo di ambientarsi. Quando si inizia un libro è come iniziare un cammino che non si sa dove conduce. Il timore maggiore è forse che conduca da nessuna parte.
    Poiché sullo sfondo c'era una Barcellona cupa e nebbiosa (inverosimile), cimiteri e biblioteche oscure, personaggi loschi e misteriosi, avevo il timore che sarebbe stato di quei libri che avrei chiuso subito, ovvero di quelli che conducono verso il nulla certo, che anzi pongono di fronte a domande rompiscatole (“chissà se mi starò perdendo qualcosa di bello”, “avrei dovuto insistere, ho troppi preconcetti”, “sono di fronte ad uno dei miei tanti limiti, ecco perché l'ho chiuso!”). 
     E così ho iniziato a leggere qualche rigo. La lettura era piacevole e catturava abbastanza, ma giusto il tempo di contare fino a 100 e dare la buona notte. Poi cominciava a introdurre un po’ troppi personaggi, nomi e fatti, per cui la scelta era se attivare il secondo neurone o lasciar perdere. Con questo ritmo, dopo un mese avevo letto non più del dieci per cento, ricordavo poco i fatti descritti il giorno prima e nemmeno i nomi dei personaggi, ogni volta dovevo tornare qualche pagina indietro per fare un refresh; fin quando ho addirittura scritto qualche appunto su un foglio (che regolarmente cadeva ondeggiante sotto il letto). Poi sono arrivate le pseudo vacanze pasquali, e tra le ferie forzate in un lockdown da incubo, ho intravisto in quelle atmosfere cupe una condizione persino più festosa e allegra della mia, per cui ho accelerato il ritmo. E non è stato difficile accelerare perché si stava dischiudendo qualcosa di bello. 
     Si sta parlando di un genere che non riesco a identificare con precisione. È un po’ noir, un po’ paranormale, romantico, dove sono mescolati amore, amicizia, famiglia, mistero, morte. L’undicenne Daniel, il personaggio principale e voce narrante della storia, guidato dal papà libraio, è portato al cimitero dei libri, un posto dove finivano tutti i libri che il tempo cancellava e che erano sottratti all'oblio perenne. Qui Daniel sceglie un libro, in mezzo a tanti, scritto decenni prima, che dovrà custodire per sempre. Il libro gli cambierà definitivamente la vita. La ricerca dell’autore, Julian Carax, lo coinvolgerà in un intrigo di fatti e personaggi singolari; di Carax ne è talmente ossessionato da mettere in pericolo la propria vita e quella degli altri pur di saperne sempre più. Le scoperte di Daniel si susseguono in continui colpi di scena, momenti di paura, stuzzicanti misteri che la sua innata curiosità vuole sapere, fino a scoprire l’indicibile segreto di Carax. Nel mezzo ci sono le storie d'amore che lo strapazzano durante la sua crescita; prima la tenera storia con la bellissima Clara, più grande di lui, storia che ovviamente gli trafiggerà il cuore, e la altrettanto appassionante storia che da ragazzotto vive con Bea. I parallelismi tra Daniel e l’autore Julian sono tantissimi, tant’è che spesso si potrebbero confondere i protagonisti. I personaggi cosiddetti secondari della storia hanno uno sviluppo che è quasi impossibile metterli in secondo piano. Il tratteggio di ognuno è magnifico. A parte Clara, Bea, Julian, il padre, personaggi indimenticabili sono Nuria Monfort, Penelope Aldaya, don Gustavo, il cappellaio, la madre di Julian, lo squilibrato criminale Fumero, ispettore di polizia criminale. Ma quello che spicca maggiormente è Fermin, il mendicante arruolato nella libreria del papà di Daniel, un tipo “scherzoso” si direbbe, che dona brio a tutta la storia grazie alla sua sfacciataggine, ma anche per la saggezza e la sincerità che profonde durante lo sviluppo.
     Lo sfondo è Barcellona di fini ottocento e del ‘45, città non nota a me che scrivo, ma di sicuro fascino; le atmosfere cui è immersa, se non ci si addentra nella lettura, sono difficili da immaginare, sembrano quasi delle forzature figurare una città marcatamente mediterranea come una nebbiosa Praga o una piovosa Londra. Ma tant’è, l'effetto che ne esce fuori è sorprendente.Il libro fa parte della tetralogia cosiddetta del “cimitero dei libri dimenticati” dello stesso autore Carlos Ruiz Zafón.

Buona Lettura 

Domenico Guarnaccia






20 giugno 2020

Addio a Carlos Ruiz Zafón

Dalla lettura per ragazzi al successo mondiale di  “l’Ombra del vento”

Quando ancora insegnavo a Castano Primo /MI), organizzammo con i miei colleghi una visita guidata per i nostri alunni alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano e ricordo che appena arrivati, dopo l’accoglienza, ci fecero accomodare in una sala. Una delle nostre guide si posizionò vicino a un tavolo sul quale erano poggiati alcuni libri, ne prese uno e incominciò a leggere: «Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero Dei Libri Dimenticati…Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l’abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell’oblio, noi, custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qua. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno…»
…« E sai qual è la cosa più bella?» Scossi la testa in silenzio. « La tradizione vuole che chi viene qui per la prima volta deve scegliere un libro e adottarlo, impegnandosi a conservarlo per sempre, a mantenerlo vivo. È una grande responsabilità, una promessa» spiegò mio padre. «Oggi tocca a te»…
…«Mi aggirai in quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia per una mezzora. Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file sugli scaffali, affidando la mia scelta al tatto. Tra titoli ormai illeggibili, scoloriti dal tempo, notai parole in lingue conosciute e in decine d'altre che non riuscivo a identificare. Vagai lungo gallerie e ballatoi riempiti da centinaia, migliaia di volumi che davano l'impressione di sapere di me molto più di quanto io sapessi di loro. Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della propria mediocrità. Non so dire se dipese da queste riflessioni, dal caso o dal suo parente nobile, il destino, ma in quell'istante ebbi la certezza di aver trovato il libro che avrei adottato, o meglio, il libro che avrebbe adottato me. Sporgeva timidamente da un ripiano, rilegato in pelle color vinaccia, col titolo impresso sul dorso a caratteri dorati. Accarezzai quelle parole e le lessi in silenzio»…
«Non conoscevo né il titolo né l’autore, ma non mi importava. Era una decisione irrevocabile, da entrambi le parti. Presi il libro e lo sfogliai con cautela: le sue pagine palpitarono come le ali di una farfalla a cui viene restituita la libertà, sprigionando una nuvola di polvere. Soddisfatto della scelta, tornai sui miei passi ripercorrendo il labirinto con il volume sottobraccio e un sorriso sulle labbra. Forse l’atmosfera magica di quel luogo mi aveva contagiato, ma ebbi la strana sensazione che quel libro mi avesse atteso per anni, probabilmente da prima che nascessi…».
Dopo la lettura fummo tutti rapiti e affascinati da quelle parole e nello stesso tempo come catapultati in un’atmosfera veramente magica e misteriosa.
Erano frammenti tratti dal libro L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón un autentico “spot letterario” per le biblioteche e le librerie in grado sicuramente di trasmettere passione e amore per la lettura.
Lo scrittore catalano purtroppo si è spento all’età di 55 anni a Los Angeles dopo una lunga malattia che da tempo stava combattendo.
Nato a Barcellona nel 1964, tradotto in oltre 40 lingue, considerato lo scrittore spagnolo più letto al mondo dopo Cervantes, Ruiz Zafón ha iniziato la sua carriera letteraria nei primi anni '90 come autore di libri per bambini e ragazzi tra cui Il principe della nebbia, (prendendo spunto dal suo lavoro come insegnante d'asilo) cui erano seguiti Il palazzo della mezzanotte e Le luci di settembre, giungendo al successo nel 2002, quando ha pubblicato con la casa editrice Planeta.
La notizia della sua dipartita è stata annunciata da El Pais che riporta proprio le parole della casa editrice dello scrittore: ”Oggi è una giornata molto triste per l’intero team Planeta che lo conosceva e ha lavorato con lui per vent’anni, in cui è stata forgiata un’amicizia che trascende la professionalità”.
L'ombra del vento è stato il primo best seller spagnolo della sua generazione ad avere un successo commerciale mondiale, insieme alla Cattedrale del mare di Ildefonso Falcones. In questi vent'anni (il romanzo fu pubblicato nel 2001) il libro ha venduto oltre 15 milioni di copie nel mondo, oltre un milione soltanto in Italia, ottenendo numerosi premi internazionali, tra cui Premio Barry per il miglior romanzo d'esordio nel 2005 e selezionato nella lista fatta nel 2007 da 81 scrittori e critici latinoamericani e spagnoli con i migliori 100 libri in lingua spagnola degli ultimi 25 anni.
Dal romanzo è nata una quadrilogia intitolata Il Cimitero dei libri dimenticati, che dopo L'ombra del vento è proseguita con Il gioco dell'angelo (2008) Il prigioniero del cielo (2012), concludendosi con Il labirinto degli spiriti (2016), tutti editi da Mondadori e tradotti da Bruno Arpaia.
Lui stesso ne spiegava così l'origine:Con il mondo sempre più popolato da media che vanno oltre il libro, pur avendo in esso la propria origine, ho voluto che la carta stampata si riappropriasse di ogni stimolo sensoriale, cercando di creare un'esperienza a 360 gradi. Tutto ha avuto inizio con un'immagine, quasi una fotografia mentale: una biblioteca per i libri che rischiano di andare perduti, libri salvati da chi crede nel loro valore. Simbolo che è anche metafora della memoria e del ricordo, alla base della nostra identità. Da quest'idea si è dunque sviluppato un vero e proprio labirinto, una matassa intricata in cui ho tentato di combinare e racchiudere tutti i generi possibili: una storia che altro non è, in realtà, che un tributo alla letteratura''.
Nel primo tomo della quadrilogia già lo scrittore metteva in scena gli ingredienti che avrebbero reso così popolare la sua scrittura: utilizzando l'espediente narrativo del libro ritrovato, la trama mescolava fantasy, realismo ed elementi gialli.
Il giovane protagonista Daniel, che vive nella Barcellona del 1945 provata dalla guerra civile, dal franchismo e dalla povertà, viene infatti portato dal padre, proprietario di una bottega di libri usati, alla scoperta del Cimitero dei Libri Dimenticati, il luogo in cui sono conservati centinaia di volumi destinati all'oblio. Quello che Daniel sceglierà, L'ombra del vento del misterioso scrittore Julián Carax lo accompagnerà fino all'età adulta, spingendolo in un vortice di scoperte e pericoli.
Cresciuto negli anni Sessanta a Barcellona, non lontano dalla Sagrada Familia, Zafón aveva sempre mantenuto un legame fortissimo con la città, nonostante negli ultimi anni si fosse trasferito in California per lavorare per il cinema, altra sua grande passione, come sceneggiatore: ”Ho iniziato la mia carriera come pubblicitario. Avevo circa 19 o 20 anni. Dopo pochissimo tempo mi sono ritrovato come direttore creativo dell’azienda dove lavoravo. Successivamente ho cambiato, mi sono buttato sul cinema. Ho scritto molte sceneggiature. E’ stato molto importante per me l’esperienza nel mondo pubblicitario” - si legge in una sua vecchia intervista per El Pais - “Moltissimi scrittori hanno lavorato in questo campo prima di iniziare a scrivere. Come per esempio Don DeLillo. La pubblicità serve a vedere la lingua, le parole, come immagini. Stessa situazione per i giornalisti che successivamente diventano scrittori. Prendiamo Michael Connelly. Era giornalista di cronaca a Los Angeles prima di diventare scrittore di gialli e senza quella formazione la sua letteratura sarebbe stata molto diversa, senza dubbio. Ma ciò che influisce sul mio lavoro e non si dice mai è il mio interesse per il cinema”.
La malattia non gli ha dato tempo di cambiare idea sulla possibile realizzazione del film de L'ombra del vento e di assistere alla pubblicazione del suo prossimo libro, attesissimo e probabilmente postumo. Resta il suo sconfinato amore per i libri in grado di toccare con gentilezza cuori e cervelli: La mia infanzia è stata circondata da libri e scritti. Fin da piccolo sono stato affascinato dallo storytelling, dalla parola stampata, dal linguaggio, dalle idee…ancor prima che imparassi a leggere e scrivere, raccontavo storie. Ho sempre saputo che sarei diventato uno scrittore perché non c’era altra scelta. Sono sempre stato affascinato dal fatto che tu potessi prendere carta e inchiostro e creare mondi, immagini, personaggi. Sembrava magia”.

Emiliano Spampinato