La sua attività medica la visse come “l'opera … d'apostolo”, come una
“missione di bene” da compire nel silenzio, “senza compenso al tuo sacrificio
immenso”. Non si lamentava della pesantezza dell'età e non camminava curvo, ma
era legato fortemente alla vita (“entusiasta”). Il pensiero della morte lo
rendeva “taciturno e pensoso”. “Quel popolo che t'era intorno e al qual, giorno
per giorno, elargisti senza misura il dono del tuo ingegno e della tua vasta
cultura, era rustico e ingenuo, e “forse”, al momento della sua morte,
“non comprese … l'amico che aveva perduto”. Vincenzo Vitale fu colto dalla
morte il 6 ottobre 1949 nella sua casa di Via Tortorici Cremona n. 79 all'età
di 88 anni.
Nell'ambiente pietrino, il dottor VINCENZO VITALE, era però un misconosciuto poiché i suoi lavori sia nel campo della medicina che della matematica hanno trovato collocazione e giusto riconoscimento solo negli studi e nei lavori di altri pensatori. Basti pensare che già da semplice studente universitario ricevette per tre anni consecutivi TRE PREMI ROLLI, in seguito a sue ricerche su particolari aspetti della medicina. Laureatosi con lode in medicina e chirurgia a Roma il 14 luglio 1886, fu invitato da un illustre medico tedesco, il professor Virchow , a specializzarsi nella sua clinica di Berlino. Quivi trascorse due anni. La passione del dottor Vitale per la matematica e per la fisica fece di lui un pensatore che può essere definito il pioniere e l'antesignano di alcune proprietà dei triangoli. Nella sua opera “ANALOGIE E RELAZIONI fra Perpendicolari, Mediane, Bisettrici, Radiali, Lati ed Angoli del Triangolo”, gli studiosi e appassionati di geometria potranno notare le novità apportate a questa branca della matematica dal Vitale. Quest'uomo, nel campo delle figure piane, diede un apporto tale che va al di là delle conoscenze acquisite dagli studenti delle scuole medie superiori. Qualche autore di libri di geometria ha fatto riferimento al lavoro del dottor Vitale, inserendo in detti testi le trovate geniali di questo medico che sono state di valido ausilio agli studenti. Le figure piane, i triangoli ad esempio, hanno alcune proprietà che prima del dottor Vitale non erano conosciute. Il dottor Vitale soleva ripetere in vita che nessuna scienza sembra più utile, più bella e più facile della matematica. Un altro lavoro che ha lasciato il dottor Vitale è: “ FORZA UNIVERSALE” in cui, partendo dalla forza di gravità dei corpi, che egli estendeva ai fenomeni dei corpi celesti, affermava che tali fenomeni non sono disgiunti da quelli della terra, ma ripetono le medesime cause e producono gli stessi effetti e sottostanno alle stesse leggi di gravità. Riporta egli, scientificamente, tanti esempi sulla caduta e sul lancio dei corpi, sulla forza, sul gioco delle acque, sul movimento delle molecole e sulla forza di attrazione. Egli arriva a spiegare, con i suoi esempi convincenti, che il moto di attrazione e di spinta dei corpi ha origine in una causa sola: la forza di attrazione. In sostanza egli non esprime vane teorie, ma afferma che sono fenomeni che si svolgono ogni momento sotto i nostri occhi. Con questo lavoro il Vitale dà un apporto notevole alla conoscenza dei fenomeni fisici. Concludiamo con un'affermazione del Vitale: “Nelle forze fisiche non si erano mai ravvisate che semplici agenti di moto, fattori meccanici; la gravità era rimasta oscura, ed in me veramente, quando compresi che l'azione di essa non si poteva circoscrivere dentro i limiti di un certo meccanismo si affacciò netta l'idea di una forza superiore, di una forza vitale e, quando intravidi le intime e necessarie relazioni di esse con le forze fisiche, e di queste con quelle della vita, compresi che tutte erano una sola forza, la forza universale: la vita.”
Altre opere del
dottor Vincenzo Vitale:
- Relazione tra le
linee interne ed esterne dei triangoli;
- Scritti ed appunti di
fisica, medicina e matematica, rimasti inediti e incompiuti.
Purtroppo nella
biblioteca comunale di Pietraperzia non è presente alcuna opera del dottor Vincenzo
Vitale.
“Mettile dei libri in
mano e falla leggere, falla leggere quella bambina”.
Il dott. Vincenzo Vitale, esperto in medicina generale ed in chirurgia, appassionato di matematica e fisica, era anche specializzato in ginecologia e, nel ruolo di ginecologo, egli aiutò a nascere molti bambini del nostro paese.
All’epoca i parti avvenivano generalmente in casa, parti
spontanei per cui tante volte era sufficiente l’assistenza della levatrice se
non l’aiuto di una persona della famiglia o di una vicina particolarmente
esperta, ma nei casi più difficili, quando neanche l’ostetrica era in
grado di affrontare la complicazione imprevista, si chiamava il dott. Vitale ed
egli interveniva con urgenza: «Currimmu ca masculu jè», diceva. Aveva
sperimentato, infatti, che erano i maschietti a presentare le maggiori
difficoltà a venire al mondo. Altra espressione tipica del dottore era la
risposta al parente di una persona colpita improvvisamente da qualche malore,
che sollecitava il suo intervento: «Vossì s’allibberta duttù ca ma matri sta
mmurinnu.» E il dottore, sicuro del soccorso che poteva dare la medicina ma
anche consapevole dei limiti di essa di fronte all’ineluttabilità, «Figliju
mì - rispondeva- si nun gnè l’urtima arrivammu ‘ntimpu» (“Faccia
presto dottore, mia madre sta morendo”. “Figlio mio, se non è l’ultima, se non
è il colpo definitivo, arriviamo in tempo”). Meta
della uscite del dottore, quando non erano visite ad ammalati, era la “Società
Operaia Regina Margherita” in Piazza Vittorio Emanuele, dove era atteso per la
consueta lettura del giornale quotidiano.
Come
in un rito il dottore, attorniato da un buon numero di soci, eseguiva la
rassegna stampa accompagnando la lettura delle notizie con spiegazioni e
commenti e fornendo i chiarimenti che gli venivano chiesti. Quando i minuscoli
caratteri di stampa rappresentarono un problema per i suoi occhi, e il leggere
ad alta voce lo
stancava, il dottore fu sostituito da Giuseppe Maddalena, lo storico di cose
pietrine, che leggeva in maniera spedita e corretta ed aveva una voce chiara e
tonante. Così il dottore
metteva al servizio dei soci del sodalizio non solo la sua competenza
professionale ma la sua cultura nel senso più ampio. Nei liberi discorsi tra
loro e a casa con i familiari gli ascoltatori riportavano le novità udite dove
“l’ha ditto lu dutturi Vitali” equivaleva a zittire ogni opposizione.
Il dottore amava i giovani e, riguardo ad essi, aveva idee molto chiare. I
giovani costituivano l’avvenire delle famiglie e del paese, attori dello
sviluppo futuro, ma niente debolezze e divagazioni per loro; le distrazioni
toglievano ore allo studio, che doveva essere serio, rigoroso e continuo.
Questo era il criterio che ispirava i suoi rapporti con i giovani: la stessa
serietà, lo stesso rigore con i quali aveva educato i figli. Lo stabile di casa
Vitale, in via Tortorici Cremona,
comprendeva anche un secondo piano dove abitava, all’epoca, la famiglia
di una delle figlie del dottore, Elena, che aveva sposato il farmacista dottor
Salvatore Mendola. I coniugi Mendola-Vitale avevano due figli, Salvatore,
chiamato Rino, e Cristina i quali purtroppo rimasero, ancora giovani, orfani
del padre e donna Elena, conseguita la laurea in farmacia, proseguì l’attività
del marito. La Farmacia Mendola, situata in via La Masa, passata
successivamente dalla madre alla dott.ssa Cristina, costituisce ancora una
della farmacie storiche del nostro paese.
Epilogo…6 ottobre 1949
“Era un ottobre ancora caldo quello del 1949 quando morì il dottore» racconta Maria. “Quella mattina la signorina Cecilia ci bussò alla parete come eravamo soliti quando avevamo bisogno gli uni degli altri per motivi urgenti. E, affacciatici ai rispettivi balconi, ci diede la notizia. Era triste ma ce la comunicò con un tono ed un’espressione di normalità: “Questa notte è morto papà”. Volli subito andare a stare vicina a lei, anche se avevo otto anni e mai avevo visto un morto. Era sola, la signorina Cecilia, e fu lei stessa che mi prese per mano e mi accompagnò nella camera del padre. Il dottore era composto sul suo lettino, vicino a quella scrivania di noce che non avrebbe mai più usata, accanto alla quale tante volte, piena di soggezione davanti a lui, l’avevo visto intento a scrivere o a studiare. Il dottore indossava il vestito nero elegante come quando usciva per andare alla Società Regina Margherita; aveva mantenuto la sua espressione severa, che ora mi parve più addolcita. Mi sembrava impossibile che non l’avrei più rivisto né sentito le sue parole rivolte a Cecilia, le volte che andavo a casa sua: “Mettile dei libri in mano”. E mi aspettavo che, improvvisamente, aprisse la bocca e si mettesse a parlare per ricordare ancora alla figlia: “Falla leggere, falla leggere quella bambina”.
(Estratto da “Nostalgia del paese” di Maria e Salvatore Giordano)
[1]
Guido Baccelli (1830-1916), romano, professore
di medicina e chirurgia operatoria, nonché uomo politico, più volte ministro
della P.I. A lui si devono, tra l’altro, i Programmi didattici della Scuola
elementare del 1894 e la promozione della costruzione del Policlinico Umberto I
della capitale. Fu medico di casa reale ed archiatra.
Francesco Durante (1844-1934),
di Letojanni (ME), professore di patologia speciale chirurgica e senatore del
regno, cofondatore con Baccelli del Policlinico Umberto I.
[2] Rudolf Virchow (polacco di nascita, 1821 -
Berlino, 1902), professore di anatomia patologica dell’Università di Berlino,
scienziato e uomo politico antibismarchiano. Noto per la sua teoria della
“patologia cellulare”, punto di svolta nella storia della medicina. Candidato
al Premio Nobel del 1902.
[3] Il
“Premio Rolli” era istituito dall’Università La Sapienza” di Roma sulla base di
un lascito testamentario del medico e botanico romano Ettore Rolli (1818-1876)
per premiare studenti particolarmente meritevoli, contribuire a far raggiungere
i loro obiettivi e incentivarli all’ottenimento di risultati eccellenti.