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23 luglio 2018

Testimonianze: L’insediamento delle suore salesiane a Pietraperzia




ln occasione del nostro viaggio a Pietraperzia del 2005, padre Bongiovanni, ci fece omaggio dell’opuscolo Santa Maria di Gesù. Storia di una Parrocchia in cammino, fatto stampare nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario di istituzione della Parrocchia.
Gli articoli contenuti nel libretto ci riportarono alla memoria, con qualche punta di emozione, eventi riguardanti la storia del nostro paese che avevamo vissuto. Fu specialmente quello intitolato Le Figlie di Maria Ausiliatrice. Casa di Pietraperzia che attirò la nostra attenzione, perché avevamo partecipato direttamente alle vicende relative alle prime fasi dell’insediamento delle salesiane a Pietraperzia.
L’articolo in questione, pur con qualche imprecisione e qualche omissione, descrive l’ingresso delle suore nel loro primo piccolo “convento” e a distanza di quattro anni nella loro sede definitiva di via Marconi.
Le Figlie di Maria Ausiliatrice vennero a Pietraperzia per essere state nominate eredi del canonico Eligio Amico affinché fondassero un istituto per ragazze orfane e abbandonate.
Nel settembre del 1950 arrivarono le prime tre suore e trovarono una sistemazione in una piccola casa presa in affitto in via Garibaldi 65.
L’articolo descrive l’arrivo delle suore nella casa ancora disadorna e cita i nomi delle persone - tra le altre la signora Antonietta Cucurullo Nicoletti, le sorelle Giovanna e Giuseppina Bevilacqua - che si adoperarono con zelo nell’accoglierle, accompagnarle e agevolarne la sistemazione con la fornitura di arredi e suppellettili.
Considerata la provvisorietà e l’inadeguatezza di questa prima dimora, furono iniziate trattative da parte della Casa Madre Salesiana di Messina per l’acquisto de “lu Statutu”, come comunemente veniva denominato dai pietrini, l’attuale sede dell’Istituto Comprensivo “Vincenzo Guarnaccia”, ritenuto sede più idonea alle necessità di vita e di attività delle suore.
Unica proprietaria dell’Istituto, era la Cassa Rurale ed Artigiana “Maria SS del Rosario”; fondata nel 1908 dai sacerdoti Calogero Amico e Michele Carà.
La costruzione dell’imponente edificio, venne iniziata nel 1925, per adibirlo ad Istituto educativo e di avviamento professionale per ragazzi poveri. L’opera tuttavia non fu portata a termine a causa della morte dell’allora presidente della Cassa Rurale, il sacerdote Calogero Amico.
All’epoca dell’insediamento delle salesiane a Pietraperzia, la Cassa Rurale ed Artigiana “Maria SS del Rosario” era presieduta da nostro padre: Salvatore Giordano.


Le trattative con la Casa Madre Salesiana di Messina vennero condotte da nostro padre, assieme al Presidente delle Casse Rurali della Regione Sicilia, l’avvocato Arcangelo Cammarata, che conoscemmo personalmente per essere venuto più volte a casa nostra in quella occasione.
«Legato a quelle vicende conservo un ricordo», dice Salvatore, «che mi ha sempre accompagnato fino ad oggi. Nel corso delle trattative per l’acquisto dell’Istituto da parte delle suore salesiane, un giorno, allora poco più che decenne, mi capitò di accompagnare mio padre e il Presidente Cammarata, presso la sede delle suore di via Garibaldi. L’incontro si svolse e si concluse in un clima cordiale. Ma la cosa che mi è rimasta maggiormente impressa di quella circostanza è la lezione educativa che mi diede mio padre.
Le suore ci offrirono caffè freddo in bicchieri di vetro. Al mio turno, la suora che ci serviva orientava verso di me il vassoio in modo da indurmi a prendere il bicchiere meno pieno. Io invece, ignorando il tacito invito, presi uno dei bicchieri colmi. Mio padre che aveva seguito la scena non mancò, una volta soli, di farmi notare il mio comportamento così poco dignitoso».
Fu nostro padre che, durante un successivo incontro in via Garibaldi, vista la precarietà nella quale vivevano le suore, prima ancora che si concludessero le trattative per l’acquisto, propose una sistemazione più adeguata, offrendo loro di occupare l’edificio stesso, “lu Statutu” appunto.
Per rendere agibili alcune parti interne del fabbricato, venne assunta una squadra di muratori, capomastro il signor Vincenzo Falzone, che riparò anche il tetto della parte destinata alle suore. Giuseppe Rabita artista falegname di più generazioni seguì i lavori di sua competenza e tra i suoi aiutanti portava con sé Saro Bauccio (che poi fu sindaco di Pietraperzia) e me stesso.
Così le salesiane, usufruendo della disponibilità di nostro padre, presero possesso del fabbricato ancora prima della stipula del compromesso. Le suore apprezzarono molto il generoso gesto di cui gli rimasero sempre riconoscenti.
«L’ingresso delle suore all’Istituto», dice Maria, «fu una festa. Seguì l’apertura di laboratori di ricamo, cucito…; le ragazze che frequentavano apprendevano l’arte del ricamo a tombolo, che molte esercitarono poi come attività per guadagnare qualcosa. L’Istituto divenne l’oasi della gioventù femminile pietrina: vi si tenevano riunioni e feste com’è nello stile salesiano.
Nel seguito delle trattative relative alla compravendita furono compiuti dei viaggi da nostro padre presso la Casa Madre Salesiana di Messina; qualche volta l’accompagnò anche la mamma. Ricordo la bella amicizia che si strinse con suor Santina Pirrelli, allora Superiora della Casa di Pietraperzia, che durò sempre, la quale citava mio padre come il “nostro benefattore”».


Malgrado gli sforzi e la disponibilità, i salesiani non comperarono l’immobile. Il Rettore Maggiore dei Salesiani e altre personalità dell’Ordine, esaminando più volte l’Istituto, ritennero che fosse smisurato per le esigenze di Pietraperzia; decisero di costruire un nuovo istituto più adatto per l’esercizio delle loro attività.
Venne siglato un contratto d’affitto che durò fino al completamento del nuovo edificio. Nel 1954, le Figlie di Maria Ausiliatrice, entrarono nell'attuale Istituto intitolato al sacerdote Eligio Amico
«L’aiuto di mio padre verso le suore continuò», conclude Maria, «le suore per gratitudine regalarono a mia madre delle tende bianche ricamate a mano da loro stesse. Mio padre non volle che il suo nome venisse scritto sulla targhetta dei benefattori».
Quelli che abbiamo scritto sono solo alcuni episodi che riguardano l’avvenimento di una realtà straordinaria che, a ripensarci, ancora ci commuove.


Maria e Salvatore Giordano