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21 giugno 2021

CIÒ CHE INFERNO NON È - Alessandro D'Avenia

 

Palermo, estate 1993. Federico, studente modello del liceo classico Vittorio Emanuele II, ha diciassette anni e un mare di domande. Ma ha anche un professore di religione speciale, padre Pino Puglisi.

Con lui si troverà a scoprire "un'altra" Palermo, quella del quartiere Brancaccio, dei casermoni infernali di cemento, di Cosa Nostra ma anche la città del coraggio e della speranza. Con l'emozione del testimone e la potenza dello scrittore, Alessandro D'Avenia ridà vita in questo romanzo al "suo" Don Pino, un uomo straordinario, capace di generare la sola epica oggi possibile, quella del quotidiano. Capace, soprattutto, di riconoscere anche nell'abisso infernale "ciò che inferno non è".

Un eroe epico, secondo i poemi epici greci, solitamente è un re, un principe, un semidio capace di imprese straordinarie per il bene affrontando avversari e ostacoli. L'eroe di questo romanzo è un semplice prete, piccolo di statura, ma con un sorriso immenso capace di coinvolgere i ragazzi strappandoli così alla criminalità organizzata. Un vento di speranza in un quartiere infernale come Brancaccio in cui la fame, la povertà e la disperazione spingono i ragazzi a bruciarsi presto. Ragazzi cresciuti ed educati a difendersi per non diventare vittime. E tra questi ragazzi, Padre Pino Puglisi -chiamato 3P - prova a rompere le catene che potrebbero incatenarli per sempre ad un destino buio e a uomini come il Cacciatore di cui non sa nulla Federico, studente innamorato delle parole e di Petrarca che con difficoltà si approccia al mondo che Padre Pino cerca di fargli vedere.

"Don Pino sa che l'inferno opera più efficacemente sulla carne tenera, i bambini. Bisogna difendere la loro anima prima che qualcuno gliela strappi. Custodire ciò che hanno di più sacro."

E per questo paga con la vita, paga per difendere il diritto dei bambini ad essere tali, paga perché con le sue mani ha operato con carezze, abbracci e anche con un fischietto per allontanarli dall'inferno.

"Se nasci all'inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esiste altro. Per questo bisogna cominciare dai bambini, bisogna prenderli prima che la strada se li mangi, prima che gli si formi la crosta intorno al cuore. Ecco perché sono necessari un asilo e una scuola media. Non ci vuole la forza, ci vogliono la testa e il cuore. E le braccia. Non hai idea di cosa su può fare con queste tre cose."

Alessandro D'Avenia, con le sue parole, la sua scrittura, tocca l'anima del lettore. Con emozione, senza negarsi e sottrarsi consegna un romanzo toccante in grado di far commuovere e riflettere accendendo speranza e invitando a guardare oltre, oltre le diffidenze, oltre le differenze, oltre le maschere dietro cui si trincera la gente non per paura, nemmeno per vigliaccheria ma per istinto di sopravvivenza.

Invita a guardare l'operato di un uomo semplice che non ha permesso alla paura di vincere.

Oltre a questo, Alessandro D'Avenia è profondamente innamorato delle parole, le corteggia e si lascia corteggiare e il suo romanzo è anche un inno alla meraviglia che le parole possono trasmettere.


Ilaria Matà

GioiaLibro

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