Visualizzazione post con etichetta Antonino Cangemi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Antonino Cangemi. Mostra tutti i post

20 novembre 2023

Miseria e nobiltà in Sicilia - Le Recensioni di Salvatorte Marotta

Miseria e nobiltà in Sicilia
Antonino Cangemi
Navarra editore, Palermo 2019.

 


In un vecchio numero di Meridiani dedicato alla Sicilia, uno dei più belli in assoluto, lo scrittore Gesualdo Bufalino si chiedeva quale fosse "il segreto di gente tanto dispari" e metteva in risalto le numerose contraddizioni, anzi gli opposti, di una Sicilia che Bufalino definiva "terra degli eccessi". È assumendo questa panoramica che Antonino Cangemi ha scritto questo godibilissimo libro "Miseria e nobiltà in Sicilia" che reca come sottotitolo "Vite di aristocratici eccentrici e poveri talentuosi". Dalla rivolta dei Vespri fino alla seconda metà del Novecento, l'autore traccia il profilo di aristocratici e di poveri o poveracci che in ogni caso sono accomunati dall'essere eccentrici o talentuosi o entrambe le cose. "Nel raccontare le vite di uomini e donne comunque affascinanti - scrive Cangemi nell'Introduzione- si è tentato di trovare un equilibrio tra gli aspetti più esteriori, che ne mettono in risalto curiosità e suggestioni, e quelli interiori che, nel rispetto delle persone, danno rilievo ai tratti più intimamente umani. Almeno, ci si è mossi con questo proposito. Se raggiunto o meno, giudicheranno i lettori". A nostro avviso, pienamente raggiunto. Il primo ritratto degli aristocratici eccentrici riguarda il barone Pietro Pisani che nel 1824 venne nominato deputato all'Ospizio dei Matti di Palermo. Pisani denunciò subito le condizioni inaccettabili in cui erano ammassati i malati e il loro trattamento disumano e alle parole fece seguire i fatti. Debellato l'uso di catene e bastoni, si iniziò a dividere i malati per tipologie patologiche, si migliorò il vitto e iniziarono le prime pratiche ricreative; in seguito venne approvato un minuzioso regolamento riguardante sia gli aspetti organizzativi che il trattamento dell'alienazione mentale e fu ristrutturato l'edificio per rendere i locali più accoglienti, confortevoli, gradevoli e funzionali alla terapia. Nel giardino venne addirittura costruito un teatro. Col passare degli anni la Real Casa dei Matti di Palermo diventò famosa destando interesse e curiosità e furono in tanti a visitarla, nel 1827 arrivò il duca di Buckingham che rimase sbalordito dall'accoglienza degli stessi malati; le visite si intensificarono finché nel 1835 arrivò il visitatore più famoso, Alexandre Dumas che ne fece cenno ne "Il conte di Montecristo". Due anni dopo a Palermo scoppiò la peste e il 6 luglio 1837 il barone Pisani si spense e con lui finì anche la felice stagione della Real Casa dei Matti. Nello spazio di una recensione non possiamo nominare tutti, tra i tanti personaggi di cui si parla ricordiamo il principe Raniero Alliata di Pietratagliata, cultore di esoterismo e per questo soprannominato "il principe mago", ma Raniero Alliata viene ricordato per la sua passione e competenza per l'entomologia e per la sua eccezionale collezione di insetti che si può ammirare presso il museo regionale di Terrasini; Franca Florio, la "regina di Palermo", la donna più bella d'Europa, corteggiatissima e ammirata ,la cui fortuna fu legata al matrimonio con Ignazio Florio junior. Ma è possibile passare dall'estrema ricchezza alla tristezza delle ristrettezze economiche? Da Villa Igea ad una casa presa in affitto? Una favola amara quella toccata a Donna Franca e al marito rampollo di una famiglia che aveva ottenuto tutto e si ritrovò dopo tre generazioni al punto di partenza. In maniche di camicia. La galleria di personaggi è davvero ricca, ci sono i poeti Lucio Piccolo di Calanovella, cugino di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, da qualche tempo riscoperto, Antonio Veneziano e quel famoso Petru Fudduni, autentico genio dell'improvvisazione poetica, famose sono rimaste le sue battute taglienti e le sfide a suon di versi con gli altri poeti che Fudduni vinceva regolarmente. La sua storia cammina tra leggenda e realtà, alla fine di un'esistenza turbolenta si dedicò ad un'opera su Santa Rosalia per la quale nutriva un'autentica venerazione. E ancora, apprendiamo la storia di Filippo Bentivegna e del suo "castello incantato", un museo a cielo aperto fatto di teste scolpite sulle pietre e negli alberi; e avete mai sentito parlare di Francesco Procopio dei Coltelli, inventore del gelato? Fu lui a fondare nel 1686 il caffè Le Procope, la prima gelateria di Parigi. A contendersi l'inventore del gelato sono Palermo e Aci Trezza, ognuno ne rivendica la paternità. Ma forse una via di mezzo c'è e potrebbe accontentare entrambi: Francesco Procopio sarebbe nato a Palermo e in seguito si sarebbe trasferito ad Aci Trezza. In questa galleria non potevano certo mancare i briganti e non poteva mancare il più famoso di essi: Antonino Di Blasi detto Testalonga di Pietraperzia. L'ultimo capitolo del libro è dedicato a lui. La banda Di Blasi, insieme agli uomini di Romano di Barrafranca e Guarnaccia di Regalbuto controllava buona parte del territorio siciliano. Nel ripercorrere sinteticamente la storia del bandito, della cattura della banda e quell'orribile fine che gli riservò il potere dell'epoca, l'autore cita la giovane studiosa pietrina Anna Marotta che al bandito ha dedicato una pregevole opera:"Il bandito Testalonga" . L'autore conclude citando la lotta senza quartiere tra il vicario Giuseppe Lanza di Trabia e Testalonga, ma mentre del vicario nessuno si ricorda, Testalonga è diventato protagonista di narrazioni di ogni genere. Insomma, alla fine ha vinto lui perché "U cavaddu bbonu si vidi a cursa longa".

Vizi e virtù, avventure e follie, creatività, estro, talento, miseria e nobiltà. Sono i personaggi che ci racconta Antonino Cangemi e nel farlo ci racconta l'anima della Sicilia.