Riguardo al fatto che le fasce in un
primo tempo potessero essere solo “appese”, sovviene l’espressione usata dai
pietrini ancora oggi per definire il momento della legatura della fascia ai piedi
del Crocifisso: “appenniri la fascia”.
Appendere, infatti, significa
letteralmente “fissare un oggetto a un elemento di sostegno, appoggiandolo,
legandolo o altrimenti fermandolo ad esso, in modo che resti rialzato da terra
o da altro piano orizzontale” (Enciclopedia Treccani) e non è detto che
all’inizio le fasce fossero necessariamente sostenute da qualcuno, ma potevano
essere lasciate libere, cioè appese alla croce.
Il termine appendere, infatti, ha il
significato di qualcosa che pende senza che all’estremità venga tenuto da
qualcuno o da qualcosa.
Così doveva essere all’inizio per le
fasce le quali erano “appese” ai piedi del Ss. Crocifisso e solo in un secondo
momento furono tenute da fedeli anche con la funzione, importante ma non
esclusiva, di equilibrio della croce.
L’ipotesi più probabile, in
definitiva, è che le fasce venissero realizzate “per voto” per destinarle ai
proietti, dopo che erano state legate per devozione ai piedi del nostro
Crocifisso nella loro lunghezza complessiva e successivamente tagliate in più
parti per essere utilizzate per “fasciare” i proietti.
Al termine della processione da ogni
fascia - lunga originariamente 20/23 metri - si potevano ricavare circa 10
piccole fasce ciascuna di 2,5/3 metri. Questa doveva essere la lunghezza
necessaria per avvolgere un bambino.
Il voto del fedele veniva ripetuto
ogni anno per il tempo in cui si era obbligato verso il Signore Gesù Cristo e
quindi ogni anno il fedele realizzava una nuova fascia.
Una volta consunte naturalmente le
fasce erano distrutte, motivo per cui di quelle più antiche non è rimasta
nessuna traccia.
Ciò spiegherebbe l’esiguo numero di
fasce ritratte nella stampa del 1861, visto che si trattava solo delle fasce di
quell’anno e spiegherebbe inoltre il motivo per cui le fasce che attualmente si
conservano risalgono solo ad un periodo successivo, cioè dopo il 1880, quando
già da circa quindici anni le fasce per i proietti venivano fornite dalla
Congregazione di Carità.
In un appunto, ritrovato tra i
documenti della Congregazione di Carità, datato 28 agosto 1890, il presidente
della stessa ordinava al segretario: “date alla ruotara una fascia, quattro
pannolini, e due coppolini”.
Questa interessante annotazione dimostra che a
quella data era già la Congregazione a fornire la “fascia” per i proietti,
mentre le fasce legate ai piedi del Crocifisso venivano già riportate in casa
dai rispettivi proprietari.
Si potrebbe anche ipotizzare che fasce
della lunghezza di 2-3 metri venissero in un primo tempo utilizzate per
avvolgere il proietto e, una volta ultimato il compito originario, unite tra
loro per formare una fascia più lunga, da legare ai piedi del Crocifisso,
durante la processione, per chiederne grazie e protezione.
In entrambe le ipotesi solo in un
secondo momento, vista la funzione di equilibrio che riuscivano a svolgere,
furono utilizzate per mantenere in equilibrio la croce o semplicemente per
facilitarne l'alzata.
La domanda che ne segue, allora, è la
seguente: “Perché dopo il 1880 le fasce rimasero di proprietà del fedele o
della famiglia che l'aveva realizzata?”
Anche in questo caso formulo
un’ipotesi.
Inizialmente, dopo che le fasce erano
state “appese” ai piedi del Crocifisso, le preziose strisce di lino venivano
lasciate alla Confraternita la quale provvedeva a consegnarle alla ruotara,
forse in cambio di denaro.
Dopo il 1862 - anno di istituzione
delle Congregazioni di Carità in Italia - fu la Congregazione di Carità locale
a fornire la fascia e il fascione direttamente alla ruotara. Da quel momento i
fedeli che avevano espresso il voto di realizzare annualmente una fascia per i
proietti, non la lasciarono più alla confraternita, ma la riportarono a casa
per essere nuovamente legata ai piedi del Crocifisso negli anni successivi.
La Confraternita che dalla vendita delle
fasce alla ruotara aveva, in precedenza, ricavato le somme necessarie alla
organizzazione della processione, si limitò solamente a chiedere annualmente ai
fedeli un contributo in denaro, forse equivalente al costo per la realizzazione
di una nuova fascia.
Ancora oggi ai fedeli che si recano al Carmine per “appenniri la fascia” viene richiesto
da parte della Confraternita
un contributo libero, la cui origine e motivazione potrebbero derivare proprio
da quanto detto in precedenza.
Ancora oggi ai fedeli che si recano al Carmine per “appenniri la fascia” viene richiesto
Una lunga causa, iniziata nel 1890 e
conclusasi nel 1913, contrappose la nostra Confraternita, amministrata per la
parte economica dalla Congregazione di Carità, al Demanio dello Stato Italiano.
La Congregazione di Carità era
subentrata a partire dal 1862 nei rapporti patrimoniali delle Confraternite di
Pietraperzia e particolarmente di quella intitolata a Maria Ss. del Soccorso,
titolare di una rendita che le derivava da un lascito della principessa Giulia
Moncada del 1584 con il testamento pubblicato dal notaio Giacomo Galasso da
Palermo il 16 ottobre 1587.
In conseguenza di questa lite i
rapporti tra la Confraternita e la Congregazione di Carità - obbligata a
fornire il fascione che veniva utilizzato per i proietti - si deteriorarono e
potrebbe essere questo uno dei motivi per cui la Confraternita anziché donare
la fascia alla “rutara” chiese ai fedeli di riportarsi a casa la fascia e di
offrire in cambio un’offerta in danaro, mentre rimase a carico della
Congregazione l’onere di provvedere alla fascia per i proietti.
In una registrazione del 1889, la
prima in cui si fa cenno alle fasce, l’ammontare di tale contributo offerto dai
proprietari di fasce fu pari a lire 1,50. Considerando che il contributo doveva
essere di pochi centesimi ci fa supporre che quell’anno le fasce attaccate non
dovevano essere più di un quindicina. Alcune di queste, come già detto in
precedenza, si conservano tuttora, mentre di altre si è persa memoria e qualche
altra ritengo si possa trovare a Pioltello, visto che in quella cittadina sono
state portate alcune delle fasce realizzate prima del 1967 a Pietraperzia.
Giuseppe
Maddalena
Questa pubblicazione conclude "LE SPERANZE AVVOLTE IN FASCE"
Il ciclo completo delle sei puntate è pubblicato sul sito della Confraternita
Maria SS del Soccorso: