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16 aprile 2018

Trovatelli e Ruota di Pietraperzia: Considerazione finale e documenti d'archivio - 4^ Parte


Proietti e balie dei mesi di gennaio e marzo 1868


Tranquillo Cremona

Nell'archivio della Confraternita della Madonna del Soccorso sono state rinvenute due cartelle di pagamento alle balie per l’assistenza ai proietti effettuati dalla Congregazione di Carità per conto del Comune di Pietraperzia, una riferita al mese di gennaio e l’altra al mese di marzo 1868. Quella riferita al mese di gennaio è composta da due fogli quella riferita al mese di marzo da uno solo.
Per comodità di stampa ogni foglio è stato diviso in due, nella prima parte sono riportati i nomi dei proietti, con altre notizie ad essi riferite, nella seconda parte i nomi delle relative balie con altri appunti.
Seguendo il rigo del nome del proietto si arriva ad identificare la balia che lo ebbe in affidamento.
Per ragioni di opportunità si riportano di seguito prima i nomi dei 44 trovatelli e poi quelli delle relative balie.



Curiosità

Il commissario del Comune, firmatario del contratto di locazione della casa della “Rotara” è lo stesso che firmò il decreto di demolizione dell’immobile attaccato al teatro comunale per aprire poi via Monfalcone che dalla Piazza V. Emanuele III accede a Piazza della Repubblica.
                       (D. C. C. n. 289 del 30-12-1930)


Delibere di giunta per pagamenti di forniture e sevizi resi alla Ruota dei Proietti

Pietraperzia Delibera di Giunta n. 19 del 1906


Traslitterazione

Ritenuto che il negoziante Attanasio Salvatore ha fornito dei pannolini ed altri indumenti occorrenti per i trovatelli che vengono ospitati nella ruota dei proietti: vista la relativa fattura in data 25 Febbraio corrente che ammonta a complessive £. 18 ivi compreso il prezzo di manifattura in £.  4,40: Trovando giustificata la spesa

Unanime Delibera

È disposto il pagamento di £. 18 per fornitura del negoziante Attanasio Salvatore per la causale sopra cennata. L’importo sarà prelevato dall’art del bilancio 1906 

Pietraperzia Delibera di Giunta n. 84 del 1906


Traslitterazione

Ritenuto che il giorno primo Aprile corrente la balia dei trovatelli Traina Santa abbandonò volontariamente il servizio e per cui fu necessario dare incarico provvisorio a certa Guarnaccia Marianna di Calogero ad occupare tale posto, avendo tutti i requisiti per una buona balia, per come emerge dal relativo certificato sanitario rilasciato dal medico condotto Signor Vitale Dottor Vincenzo, dietro analoga proposta del Presidente.

Unanime delibera

di incaricare in via provvisoria la suddetta Guarnaccia Marianna a disimpegnare il servizio di balia presso la ruota dei trovatelli. La detta Guarnaccia godrà la paga annua di lire 200 assegnato in bilancio a datare del 20 Aprile scorso, giorno in cui incominciò a prestare servizio. La Giunta si riserba poi di aprire il relativo concorso, per la nomina definitiva, allorquando si presentassero delle altre possibili aspiranti a tale posto.

Pietraperzia Delibera di Giunta n. 136 del 1906


Traslitterazione

Ritenuto che la balia dei trovatelli Guarnaccia Maria Anna ha provveduto a proprie spese al bucato della biancheria dei trovatelli esposti nella ruota durante i mesi di Aprile, Maggio e Giugno 1906;
Tenuto presente che il compenso precedentemente accordato per simili servizi è stato di lire due mensili.
Unanime delibera

È autorizzato il pagamento di lire sei a favore della balia dei trovatelli Guarnaccia Maria Anna per la causale suddetta.
L’esito sarà prelevato dall’art. 40 del Bilancio 1906.

Contratto d’affitto della casa della “Rotara”

Questo contratto, in perfetto stato di conservazione, si trova nell’archivio della Confraternita della Madonna de Soccorso ubicato nella sacrestia della Chiesa del Carmine





Considerazioni e grafici

L’abbandono di neonati, fino alla metà del secolo scorso, sembra una storia dell’immaginario raccontata oggi dagli anziani ai più giovani ma purtroppo è stata ed è ancora una storia vera che ci appartiene, fatta di eventi e fatterelli che ci appartengono. Senza andare alla ricerca delle cause fallimentari, la nascita ufficiale della ruota, se da una parte alleviò tante sofferenze ai neonati e salvò diverse vite, dall'altra non seppe risolvere il fenomeno degli abbandoni e lo incrementò. Gli abbandoni ci sono sempre stati: erano molto contenuti nel 1600, cominciò a diventare patologico al diffondersi di notizie sulla eventuale istituzione pubblica di una ruota gestita da autorità istituzionali che si prendesse cura gratuitamente della nutrizione e della crescita dei neonati abbandonati e recuperati. Era un problema sociale ed economico che quella società pensava di risolvere con l’istituzione della ruota ma non vi riuscì. Alcuni diagrammi, elaborati su dati reali, estrapolati dagli elenchi dei battezzati dall'archivio di Santa Maria Maggiore di Pietraperzia, fanno capire meglio l’evolversi del fenomeno: nel diagramma a strisce si può seguire l’incremento del fenomeno dal 1610 al 1930 e in quelli a torta soppesarne l’incidenza sul numero di abitanti, in periodi diversi.


Nel corso del XIX secolo, a causa anche dell'aumento demografico, si cominciò a mettere in discussione la validità dell'istituzione della Ruota, che riversava sulle casse pubbliche il problema del sostentamento di tantissimi bambini abbandonati anche perché, troppo spesso, le famiglie numerose sceglievano di abbandonare i neonati nelle ruote perché non potevano garantire loro il sostentamento.
La prima città in Italia a chiudere la ruota fu Ferrara nel 1867, seguita dalle altre città della penisola, fino alla completa abolizione delle ruote all’inizio del Novecento.
Nel 1923 fu abolita e sostituita con il regolamento generale per il servizio di assistenza agli esposti del primo Governo Mussolini

A Pietraperzia la Ruota, ubicata in Discesa Carmine, accanto all’ex ospedale Rosina Di Natale, gestita da Giovanna Russano, nata il 22 Ottobre 1877, continuò a funzionare anche dopo 1931.

Giovanni Culmone




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09 aprile 2018

Trovatelli e Ruota di Pietraperzia: "Rotare" di Pietraperzia - 3^ Parte



Gioacchino Toma – La guardia alla ruota dei trovatelli

Ruota dei trovatelli e "Rotare" di Pietraperzia


La "ruota" rimane l'istituzione più conosciuta per accogliere trovatelli. Ogni paese della Sicilia, dopo il Decreto del 30 aprile 1810 si dotò della struttura con la sua "pia ricevitrice" o “Rotara”, così chiamata la donna deputata a accogliere i proietti.
La "pia ricevitrice" poteva essere scelta tra religiose predisposte all’accoglienza con spiccata tendenza a svolgere il ruolo materno difficile ed impegnativo nei primi giorni di vita di una creatura abbandonata. A Pietraperzia si preferì affidare tale oneroso incarico a donne, già mamme, molto esperte ed affidabili. La donna che avrebbe dovuto ricoprire l’incarico era passata al vaglio di una commissione comunale formata da laici, religiosi e noti studiosi.

“Niuna donna sarà ammessa a quest'ufficio, se non avrà contestato di esser morto il suo figlio, o di averlo slattato, per prevenir le frodi che si van commettendo da talune non buone madri, le quali espongono fittiziamente i propri figli, ond'esserne incaricate della nutrizione con una mercede”

La Rotara o pia ricevitrice, a pieno titolo dipendente comunale, per contratto doveva dormire accanto al vano della ruota, per udire tempestivamente il vagito del bimbo che doveva accogliere per offrirgli le prime cure. All’occorrenza chiamava la balia, che teneva a disposizione, e lo faceva allattare. Appena possibile si recava in chiesa per il battesimo e autonomamente dava un nome e un cognome al bimbo.

A Pietraperzia il 22 maggio 1815, per la prima volta, si riscontra il nome della Rotara in occasione del battesimo somministrato al trovatello Calogero Vincenzo. A quella data Lorenza Puzzo aveva già compiuto 58 anni. Il sacramento fu celebrato da Don Vincenzo Toscano, Cappellano Sacramentale della Ven. Chiesa Madre. In quella circostanza, in assenza di altre persone, la stessa s’era prestata a fare da Madrina al piccolo.
Lorenza si era unita in matrimonio a Epifanio Puzzo il 15 Febbraio 1774, abitante in via Caterva n. 62, numero civico oggi non più verificabile per la nuova vigente toponomastica.
Era nata il 9 Agosto 1756 da Andrea e Filippa Bevilacqua con i nomi Francesca Paola Lorenza e concluse la sua vita terrena a 71 anni il 21 Aprile 1828 dopo avere dato alla luce e cresciuto otto figli tra cui Filippa che avrebbe “ereditato” lo stesso incarico della madre.
Il nome di Lorenza Puzzo si riscontrerà tante altre volte, fino al 20 settembre 1827 quando apparve per l’ultima volta per denunziare all’ufficio anagrafe il ritrovamento dell’ennesimo orfanello.

Filippa Arcadipane, figlia di Lorenza ed Epifanio Puzzo, nata il primo Aprile del 1785, il dieci Febbraio 1808 sposò Liborio Arcadipane ed il 15 agosto del 1828 venne selezionata a succedere alla madre. A quella data aveva già compiuto 43 anni ed era mamma di 3 figli di cui la più piccola aveva 5 anni.

Maria Cancemi, nacque l’11 Ottobre 1818 da Giuseppe e Giordano Maria, genitori nisseni, si riscontra la prima volta nel registro dei battezzati del 15 Marzo 1865. Di seguito a riscontro si riporta il particolare:
“15 Marzo 1865 io Sacerdote Pietro Nicoletti, Cappellano Sacramentale, ho battezzato un bambino, trovato oggi nella ruota di questo ospedale, a cui è stato imposto nome Giuseppe Jummo. Madrina fu Maria Cancemi, la stessa Rotaria”.

Antonnina Comunale, figlia di Gaetano e Giuseppa Madonia, nacque il 3 Dicembre del 1817, seconda di quattro figli, morì a 85 anni. il 9 Dicembre del 1902, dopo vere lavorato ininterrottamente alle dipendenze del comune fino alla vigilia della sua dipartita. Ebbe 3 figli tra cui Rosaria.

Rosaria Comunale, nacque il primo Luglio del 1844 da Antonina Comunale e da padre ignoto, sposò il 3 Novembre 1876 Filippo Russano ed ebbe due figli Giovanna e Filippo. Morì il 19 marzo 1925.

Giovanna Russano nacque il 22 Ottobre 1877, alla morte della mamma aveva già compito 48 anni e ritenuta idonea venne subito assunta dal comune con la qualifica di Rotara, restò in servizio fino alla soppressione dell’istituzione.

La ruota fu abolita nel 1923 e sostituita con il regolamento generale per il servizio di assistenza agli esposti del primo Governo Mussolini.
A Pietraperzia la Ruota, ubicata in Discesa Carmine, accanto all’ex ospedale Rosina Di Natale, continuò a funzionare anche dopo il 1931.

Giovanni Culmone




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28 marzo 2018

Trovatelli e Ruota di Pietraperzia: I "proietti" - 2^ Parte




A Pietraperzia è tuttora possibile monitorare il fenomeno dei proietti inclusi nell'elenco dei battezzati dei libri della Parrocchia Santa Maria Maggiore dal 1600 al 1950. Senza contare i neonati, privi di paternità certa, l’elenco degli abbandoni, molto elevato, evidenzia lo spaccato di miseria sociale di quegli anni oscuri. Il fenomeno, già molto antico, era diventato abominevole e disumano fin dal 1600. Alle sfortunate mamme, a volte vittime di stupri e di abbandoni, esposte alla riprovazione sociale e spesso ingiustamente ritenute responsabili di colpe non loro, venivano additate come “donna libera”, “meretrice” e altro d’irripetibile. Ai pochi bambini, ritrovati per caso e forse strappati temporaneamente alla morte, venivano appiccicati nomignoli spregiativi e denigratori: “bastardello”, “figlio dello Spirito Santo.
I trovatelli, proietti, esposti o come dir si voglia, i più fortunati registrati senza un cognome, diventavano esseri privi di dignità e di identità umana, abbandonati ai capricci della natura e consegnati all’oblio del tempo; era impossibile, come lo è ancora oggi, seguire il tracciato della loro vita per conoscerne il vissuto. Della maggior parte di loro e della stragrande maggioranza, venuta alla luce e mai registrata, nessuno saprà più niente. La magnanimità di alcuni, e ce ne sono stati tanti nel passato, disposti a farsi carico, per tutta la vita, di uno di questi derelitti, trovato per caso, non ha affrontato e tantomeno risolto l’antico e problematico fenomeno dell’abbandono. Nacque allora l’idea della “Ruota”, non come semplice attrezzo per recuperare nascituri, ma come struttura sociale finalizzata al recupero immediato dei proietti e poi alla loro crescita e al loro inserimento nel tessuto sociale.
Nel 1751 il viceré borbonico, Duca Laviefuille, sollecitato dai parroci dell’isola, cominciò ad interessarsi dei proietti. Tanti anni dopo, con la circolare del Marchese Fogliani pare che si abbia avuto voglia di affrontare definitivamente l’annoso e mai risolto problema. Il provvedimento incontrò non poche difficoltà applicative, specie nei piccoli comuni e si trascinò fino alla fine del secolo.
Tra il 1753 ed il 1768 la frequenza di bambini abbandonati e ritrovati ancora vivi diventa più frequente. In quegli anni era Parroco l’Arcipresbitero Don Michele Ramistella, da cui dipendeva il Santuario Madonna della Cava ed erano gli anni in cui le autorità centrali stavano intensificando gli sforzi per istituire la “Ruota dei proietti”. Qualcuno, a conoscenza del progetto e interessato a ridurre la piaga dell’abbandono, avrà illustrato favorevolmente la proposta della istituenda “Ruota”. Persone interessate, intuendo che a breve le proprie creature sarebbero potuto diventare ospiti della “Ruota”, si adoperarono ad abbandonarli in luoghi ritenuti sicuri e di facile ritrovamento, per evitare probabili attacchi di cani randagi o altri animali selvatici.
Dall'elenco dei battezzati, da cui questo lavoro trae tutte le informazioni, non si rileva, in quegli anni, l’esistenza di una sola organizzazione pubblica che si facesse carico del problema dei proietti. Solo madrine e/o padrini, presenti al rito del battesimo, solo rari  volontari disposti all'adozione, avrebbero potuto assumersi tale pesante onere per tutta la vita. Per i neonati abbandonati, senza fortuna d’incontrare persone motivate all'adozione, c’era la più totale indifferenza.
Sarebbe interessante capire perché degli 86 trovatelli registrati nell’arco di 26 anni, tra il 21 marzo 1756 e il 4 dicembre 1782, solamente 5 siano stati affidati ad una fantomatica ruota.
Con l'annessione del Regno di Napoli al Regno Italico (1806-1815) ad opera di Napoleone, la Ruota nel meridione, venne ufficialmente istituita in numerosi paesi del Sud per la tutela pubblica dell'infanzia abbandonata.
In realtà ruote degli esposti erano presenti a Catania, Messina, Napoli anche prima del 1800. In alcune grandi città o in centri abitativi più grossi esistevano dei brefotrofi che accoglievano anche bambini arrivati da lontano, portati da uomini prezzolati, ma pochi riuscivano a superare lo stress del trasporto. Contenuti in ceste di vimini, a volte portati a spalla, esposti alle intemperie, alimentati solo occasionalmente e in modo assolutamente incongruo, in condizioni igieniche spaventose, spesso eliminati per strada o gettati nei fossi come oggetti fastidiosi e ingombranti; quei pochi che sopravvivevano fino al brefotrofio spesso morivano poco dopo perché giunti in condizioni estreme.
La mortalità dei bambini abbandonati era altissima alla fine dell'ottocento; si stima che ne morissero all'incirca la metà nel primo anno di vita e un'altra metà prima del compimento del settimo anno.
Le ragioni di questo alto tasso di mortalità, in linea con quello di altri paesi europei, erano legate principalmente a due ordini di fattori: il periodo trascorso al freddo e la malnutrizione, oltre alle malattie infettive contratte nei luoghi di degenza.
La "Ruota" lasciava comunque i piccoli "esposti" al freddo anche se per un periodo di tempo minore rispetto ai tanti neonati lasciati davanti alle chiese; proprio da questa "esposizione" nacque il cognome Esposito che era dato a molti di questi infelici. E se nel napoletano era Esposito il cognome più adoperato per questi bambini, nel Lazio si utilizzava soprattutto Proietti derivante da "proietto" cioè gettato via.
In altre parti d'Italia, altri cognomi segnavano i bambini abbandonati: Colombo a Milano, Innocenti a Firenze, Della Scala a Siena e poi Trovato, Del Frate, in altre località.
Colei che per prima accoglieva il neonato, prestando le prime cure e scegliendo, nella maggior parte dei casi, il nome di battesimo, era la “pia ricevitrice”, una donna, spesso una suora, (a Pietraperzia era una donna con esperienza pluriennale di mamma) che aveva il compito, al suonare della campanella esterna, di prelevare i trovatelli dalla ruota.


Giovanni Culmone






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20 marzo 2018

Trovatelli e Ruota di Pietraperzia: Cenni storici - 1^ Parte

CENNI STORICI SULLA NASCITA DELLA RUOTA 


Si racconta che Papa Innocenzo III, in seguito alla visita di alcuni pescatori che gli avevano mostrato le loro reti, tratte dal Tevere, piene di piccoli cadaveri, decise di prendere una posizione in merito: nel 1198 istituì, per la prima volta in Italia, la così detta "Ruota". La ruota volle essere la risposta all’infanticidio dei figli indesiderati.
Consisteva in un meccanismo  di legno a forma di cilindro, ruotante su un asse verticale, diviso in due parti chiuse e munite di uno sportello; le parti combaciavano con una apertura posta sulla cinta esterna dell'istituto e permettevano di collocare il bambino abbandonato, senza essere visti. Facendo girare la Ruota, la parte che conteneva il bambino, veniva immessa all'interno dove, aperto lo sportello, si poteva prelevare il bambino; vicino alla Ruota vi era un campanello che avvisava una guardiana di turno nota come "Rotara", dell'arrivo del bambino. 


La Ruota degli Esposti dell’antico ospedale di Santo Spirito a Roma
La prima Ruota però nacque in Francia nel 1188 presso l'Ospedale dei Canonici di Marsiglia, per poi diffondersi anche in Grecia e Spagna.
A Pietraperzia, nello stesso periodo, le cose non andavano diversamente e dei neonati abbandonati e mai recuperati non c’è riscontro. Il primo trovatello battezzato di cui si ha notizia risale al 12 dicembre 1602 ma non si conosce il luogo del suo ritrovamento.
La zona indicata del primo ritrovamento,14 marzo 1607, si individua nei pressi della Chiesa San Rocco, allora fuori del centro abitato.
Nella tradizione comune, i Sacerdoti avvicinati da genitori d’un neonato per impartirgli il sacramento del battesimo, dopo avere declinato e trascritto nel registro dei battesimi le proprie generalità, chiedevano ai presenti, quelle dei genitori e il nome da dare al battezzando. Per i trovatelli si seguiva la stessa procedura e in assenza dei nomi dei genitori inventavano le formule più disparate, come quelle già riportate nei tanti altri documenti: “figlio dello Spirito Santo”; “figlio di meritrice”; “figlio di donna libera”; “figlio di genitori sconosciuti”; “trovato davanti … e seguivano le precisazioni e tante altre diciture consimili.
Il 21 marzo 1756 in uno dei tanti atti di battesimo, a cura del Sac. Don Pietro Giarrizzo e Nicoletti Cappellano Sacrale di questa Ven. Chiesa Madre S. Maria, si legge per la prima volta “ho battezzato un bambino esposto la notte scorsa nella ruota dei proietti di questa città” dicitura che non ripete, undici giorni dopo, nel successivo documento del 2 aprile 1756, redatto dallo stesso Sacerdote, ma afferma: “ho battezzato una bambina sub condizione, trovata davanti la porta della Chiesa S. Maria della Cava nelle ore mattutine, nata verosimilmente otto giorni fa”.
Il 20 marzo 1759 il Cappellano Don Giovanni Emma battezza una bambina trovata nella ruota di questo ospedale.
Il 9 aprile 1773 il Sacerdote D. Michele Gregorio, battezza un bambino trovato in questa ruota di orfanotrofio.
il 22 aprile 1780 il Sac. Don Vincenzo Vitale battezza un bambino trovato, nella ruota di questo ospedale.
4 dicembre 1782 l’Arcipresbitero Michele Ramistella battezza una bambina trovata nella ruota di questo ospedale.
Tutte le informazioni sulla nascita, o eventuale ritrovamento del neonato, arricchiti da tutti i particolari possibili, venivano forniti al Sacerdote, dalla persona, precedentemente identificata durante il rito e veniva subito annotata nel relativo libro dei battesimi.
Dai tanti riscontri finora effettuati nel 1756 non si è rilevata l’esistenza di una struttura pubblica chiamata ruota dei proietti e nemmeno nel 1759 ruota dell’ospedale.
Ruota di orfanotrofio” citata nel 1773, ruota d’ospedale del 1780 e del 1782 sarebbero state i toccasana non solo del 1773 ma di tutti gli anni a venire, purtroppo, anche di queste citate strutture non si è riscontrata traccia.
In tutto il 1700, e in particolare nella prima metà del secolo, si riscontra il maggior numero di trovatelli abbandonati, all’interno e alle periferie dell’abitato.
Sarebbe veramente strano pensare, anche se non impossibile, che genitori, in presenza di strutture pubbliche, fatte per ridimensionare il loro rimorso e soprattutto per alleviare le sofferenze dei neonati, scegliessero di abbandonarli a cielo aperto o chi sa dove.
L’abbandono a cielo aperto della propria creatura, era sicuramente frutto di sconforto, di disperazione assoluta e della mancanza di strutture ricettive idonee all'accoglienza.
Luoghi solitamente destinati ad abbandonare i figli indesiderati erano le porte delle case di famiglie benestanti o nelle vicinanze di chiese e conventi. A metà 700 almeno quattro ritrovamenti furono fatti davanti la casa di Rosaria Montalto, Forse nota come donna pia e caritatevole. Un altro luogo prescelto dalle madri disperate era la chiesa della Cava, perché lontano dall'abitato.


Giovanni Culmone




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