Ho
iniziato a leggere la prefazione e mi sono immedesimata nell'autrice, una
insegnante, che prova interesse per lo studente che confida problemi,
situazioni, sogni, aspettative sul suo non facile avvenire. È accaduto alla
scrittrice, insegnante in una scuola molto speciale, la Casa Circondariale
"Luigi Bodenza" di Enna.
Nel
carcere di Enna fu rinchiuso Faisal, un ragazzo di colore proveniente dal
Ghana, educato in una famiglia che, nonostante tutto, conduceva una vita serena
e dignitosa. Una famiglia numerosa con un padre severo che diventa spesso manesco alle sue tante bugie. Faisal cresce con una disciplina quasi militare.
L’andamento
famigliare peggiora con le crisi economiche del Ghana e la difficoltà del padre
a trovare un lavoro.
Faisal
a diciannove anni, con la tristezza nel cuore di ogni migrante lascia la madre,
la casa, abbandona il suo paese e si trasferisce in Libia.
In
Libia, prima della rivoluzione e la caduta di Gheddafi, si inserisce subito, trova
un lavoro e con quello che guadagna riesce ad aiutare la sua famiglia.
Dopo
qualche anno la situazione politica cambia. Campagne di accuse a paesi
stranieri causano un clima di diffidenza e di odio verso la gente di colore. La
rivoluzione, le violenze e la caduta di Gheddafi fanno decidere Faisal ad
abbandonare la Libia.
Un'impresa
che si presenta subito difficile e piena di ostacoli; il paese è chiuso, anche
riattraversare il deserto verso sud, attraverso il Niger, non è possibile.
Unica via di fuga è il Mediterraneo.
A
Faisal la traversata verso il “sogno dell’Italia” sembra facile, ha denaro a
sufficienza e la volontà di mettersi in salvo.
La
testimonianza di Faisal sul viaggio di questi tanti disperati, uomini, donne,
bambini piccolissimi, è un incubo angoscioso che nessuno dovrebbe essere
costretto a vivere.
L’Avaria
dell’imbarcazione, porterà a momenti di follia e di ferocia e alla morte di
molti di loro. Dopo molti giorni di deriva le motovedette italiane salveranno i
superstiti: Faisal è uno di loro.
Alla
gioia di essersi salvato segue quasi subito il tormento e la sofferenza del
carcere. Viene accusato di omicidio e di delitti che non ha commesso, da
innocente è condannato a 14 anni.
Per
descrivere l’afflizione del carcere l’Autrice scriverà: “vedo chiudere alle mie
spalle ben sette, dico sette, tra porte di ferro blindate e pesanti cancelli”.
Ho immaginato di vedere quegli uomini dietro le sbarre, nelle loro celle,
trascinarsi in una vita che perde di senso con la perdita della libertà
personale.
Durante
la carcerazione Faisal fa tesoro dei diversi insegnamenti, impara a cucinare, a
leggere e parlare l'italiano e questo gli permette di lavorare ed entrare in
contatto con insegnanti ed educatori, capaci di ascoltarlo e consigliarlo.
Faisal è un giovane non rassegnato, fiducioso nella Legge.
Dopo
4 anni di carcere Faisal avrà giustizia..."è stato assolto per non aver
commesso il fatto".
Nella
postfazione di questo agile volumetto, che si legge in poco tempo; il suo
avvocato difensore descrive, in un breve resoconto, come superati i pregiudizi
iniziali si convince dell’innocenza del ragazzo. Per la verità un resoconto
troppo breve; avrebbe potuto spendere qualche riga in più per spiegare la
situazione kafkiana nella quale viene scaraventato Faisal.
Non
si comprende chi sono gli accusatori che lo portano in carcere e il perché di
accuse tanto gravi fatte a un innocente. Incomprensibile anche la motivazione
dell’assoluzione che ci da l’avvocato. Faisal sarebbe stato assolto perché da
buon musulmano, come tale, non avrebbe potuto commettere omicidi per
superstizione o per riti magici, e perciò credibile, a differenza di altri
accusati, suoi compagni di traversata, poi condannati definitivamente , ma di
religione cristiana.
Dopo
l’assoluzione, Faisal è un uomo libero, ha trovato un lavoro come mediatore
culturale e vive a Enna. Ha conosciuto e si è innamorato di una ragazza, una
operatrice del centro di accoglienza, e con lei è nato un amore.
Consiglio
la lettura “Di notte... le stelle”. Un libro breve ma intenso. Pagine che ci
mettono davanti agli occhi un resoconto terribile e terrificante di una umanità
in fuga da guerre, persecuzioni e fame. Una storia reale di uomini, donne,
bambini che muoiono in situazioni angosciose.
Pagine
che dovrebbero fare riflettere, soprattutto coloro che girano indifferenti la
testa da un’altra parte, e quei cuori che hanno perso ogni briciola di umanità.
Lina Viola
Il
libro di Filippa La Porta è disponibile in biblioteca. Prenota qui.
Grazie questo è davvero un interessante libro attuale come non mai
RispondiEliminaMolto vero! Attuale e dolorosa testimonianza di un viaggio della morte di uomini e donne in fuga da persecuzioni e fame.
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