Ho iniziato a leggere "L'Amica geniale" perché mi incuriosiva il clamore per il successo del libro e per le voci sulla vera identità della scrittrice Elena Ferrante (sembra che dietro questo pseudonimo ci sia un noto scrittore
napoletano e la moglie). Così ho voluto affrontare la lettura di questo “fenomeno
letterario”: la quadrilogia dell’Amica geniale. Quattro romanzi, che mi hanno tenuta
incollata per 1770 pagine: L'amica geniale del 2011, Storia del nuovo
cognome del 2012, Storia di chi fugge e di chi resta del 2013 e Storia della
bambina perduta del 2014.
Il racconto, narrato in
prima persona, inizia con la scomparsa di Lila o Lina ormai
sessantaseienne amica da sempre di Lenù o Elena, e ci conduce in una
interminabile vicenda, a volte piacevole e rilassante, a volte triste e
malinconica che avrà un risvolto finale sorprendente. Il racconto descrive in
modo accurato e coinvolgente, una storia semplice intrecciata su alcuni fatti
storici. La vicenda di due bambine e poi donne che rendono la lettura dell’intera
opera appassionante.
Elena, voce narrante,
usa, a volte, un linguaggio crudo e colorito che rafforza la scrittura
rendendola più vicina e reale al folklore napoletano. Viene descritta la vita
nel “rione", un quartiere povero della periferia napoletana in cui è nata.
Nel rione, vengono rappresentati numerosissimi personaggi, alcuni di rilievo, altri
secondari, tutti si muovono, tutti lavorano e tutti concorrono a dare spessore
al romanzo. Quello che accade, come in un piccolo paese, è conosciuto da tutti
coloro che vi abitano, perché amici o perché imparentati tra loro.
Il quartiere fa da
palcoscenico alle diverse storie dei personaggi: storie di amore, di tradimenti, di amicizia, di politica; dove tutti lavorano e lottano per sopravvivere agli
stenti quotidiani, ma dove l’unica cosa che conta veramente è il denaro e per ottenerlo
si fa di tutto, ricorrendo anche all'illegalità.
È in questo quartiere, che l’autrice conosce bene, e ne conosce il tessuto sociale, che fa prendere forma
al racconto di Lenù e della sua amica Lila.
Coetanee, compagne di
scuola alle elementari e compagne di giochi, cresciute tra violenza familiare e
ignoranza, col sogno per un futuro diverso da quello in cui sono nate. Qui un
ruolo importante l’ha avuto la scuola per una delle due bambine: Lenù, che
grazie alla maestra, che si è accorta delle potenzialità di entrambe si fa da
tramite presso le famiglie e convincerle a farle proseguire negli studi. Elena si
laureerà, farà esperienze, girerà il mondo. Lila si sposerà a solo sedici anni
e arricchirà la sua cultura attraverso lo studio d’autodidatta.
L’amica geniale può sembrare una storia inverosimile, un’amicizia ossessiva, una vita in simbiosi, a tratti un rapporto patologico. Un legame tra le due amiche fatto di amore e di rancori, di fiducia e di gelosie, di grande ammirazione di Elena per Lila e di incomprensioni. Lila che ha una intelligenza superiore (l’amica geniale) ha sempre saputo influenzare Elena nelle scelte più importanti della vita.
Una descrizione puntigliosa dei luoghi e dei personaggi che segue man mano negli
anni la loro ”crescita” nella fisicità, nei loro stati d’animo, nella
maturazione delle loro personalità complesse.
Nel romanzo, invece, sono
realistiche le situazioni che incrociano i fatti storici di quei decenni.
La struttura
narrativa e l’ordine cronologico degli avvenimenti narrati mi hanno fanno rivivere
sensazioni della mia infanzia e poi di adolescente e poi ancora gli anni sessanta,
il movimento studentesco, i conflitti sociali di quell'epoca, il terrorismo
(come in un flashback ho rivisto la devastazione della Banca Nazionale dell’Agricoltura; il giorno dopo l’attentato, casualmente, per lavoro, passavo da Piazza Fontana).
Un appassionante
viaggio nella vita di due donne e la storia di quegli anni. Un racconto che
coinvolge, di libro in libro e ti obbliga a leggere i successivi per il fascino
del travaglio psicologico che l’autrice(?) riesce a trasmettere in pagine
memorabili.
Lina Viola
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