28 maggio 2019

L’UMILTÀ



L’UMILTÀ

Quante volte abbiamo fatto a meno dell’umiltà
dietro a camici o nastrini,
costernati da scritte per una qualche appartenenza?
Oppure sotto il peso di stendardi, in ambìte cerimonie,
ove tutta la nostra magnificenza tende a spiccare
tra le voci dei presenti?
Quante volte abbiamo fatto a meno dell’umiltà
dietro a un cartellino con scritto il nostro nome,
sotto ai nostri gomiti, poggiati sui tavoli
nel mentre di una conferenza?
Quante volte dell’umiltà ci siamo dimenticati,
sfilando per le vie di paesi e città,
a testa alta, non per coraggio
bensì per sbandierare una carica
oppure un compito speciale?
Che n’è stato dell’umiltà in discorsi
volti a spiegare cosa fosse la stessa umiltà?
Nel prestigio di chi s’ostina
a predicare sempre questa stessa parola?
In una carezza o una stretta di mano
fatta ad un nostro fratello
solamente per riempire la memoria di un cellulare,
scattando così l’ennesimo selfie?
Quante volte abbiamo fatto a meno dell’umiltà
nei nuovi pulpiti elettronici,
pronti a pronunciare sentenze dalla tastiera di un computer
oppure dai tasti di un cellulare,
piuttosto che elargire coerenza?

L’umiltà, questa nostra sconosciuta sorella,
che non possiamo raggiungere con una pergamena di laurea,
né sfiorare tra i più complicati libri di filosofia,
che abbiamo sbadatamente perduto
nell’affamata motivazione della nascita di nuovi gruppi,
di nuove associazioni; oppure in chi, capace solo di giudicare,
non riesce a trovarla nel conforto nella coerenza.
Per cui, volendo citare il famoso Esopo:
forse l’umiltà non risiede in chi,
non essendo in grado di superare
le proprie difficoltà,
s’ostina a dare la colpa alle circostanze.

Giovanna  Modesto




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