23 marzo 2021

Trans Europa Express - Recensione di Domenico Guarnaccia

 

Infinite ore di smart working, una settimana di pioggia incessante, il mood paragonabile a quello di un eschimese dopo quattro mesi di buio, le articolazioni ossee simili a quelle di un novantasettenne. Scrivere due righe di qualsiasi cosa è un esercizio mentale di reazione allo stallo psicofisico. E allora ci si prova. Il tema è un libro finito di leggere durante il lockdown di primavera dell'anno scorso. Degli screenshot di un fantastico viaggio. Se risulta leggibile e potabile lo condivido. Sbirciando tra le pagine qualche dettaglio è riaffiorato. È un libro di viaggio come detto, di quelli che ti fanno viaggiare di testa, vedere e toccare le cose. E in questo periodo leggere libri di viaggio è un po' farsi del male. E comunque... carry on!! 

Si chiama Trans Europa Express, di Paolo Rumiz, un po' diario, un po' resoconto di viaggio. Un viaggio "verticale" e a zig zag, lungo la frontiera a cavallo tra Russia e stati dell'Europa dell'est, un viaggio che parte dal nord della Scandinavia, la penisola di Kola, e finisce in Ucraina. 

 Il libro dà dei colpi di pennello favolosi di luoghi, curiosità, persone, costumi. 
La grossa città più a nord del mondo, Murmansk, le miniere e la devastazione della penisola di Kola, la Carelia, i frontalieri russi, il mar Bianco e le sue isole, i laghi Onega e Ladoga, il baltico e le sue dune, il mutismo dei Finnici e degli Estoni, le tensioni perenni coi vicini russi e i rancori per i monumenti sovietici dismessi, i chiassosi terroni del nord, i lituani, la barocca lettone Vilnius, i mafiosi russi coi SUV neri di Kalingrado, i contrabbandieri, i lunghi viaggi sui treni russi, l'enclave sovietica in piena Europa, i biondi putiniani come specie e classe dominante, le continue tensioni tra minacciosi poliziotti Polacchi e ferrovieri russi, l'implacabilità dei doganieri contro i ladri di polli, il vuoto palpabile e mai colmato dopo sessant'anni di assenza degli Ebrei da quei luoghi, le deportazioni post guerra, la claustrofobia dei paesi in mezzo a vicini ingombranti, russi a est e tedeschi ad ovest, la costante paura delle rivendicazioni territoriali tedesche, oltreché di un risveglio del nazionalismo tedesco, le bellissime donne bielorusse e i loro uomini ubriachi e dallo sguardo perso, le case modello Disneyland degli emigrati ucraini.

Beh... c'è di roba bella e interessante.

Domenico Guarnaccia



Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento sarà pubblicato tra breve. Grazie.