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04 maggio 2018

Invito alla lettura: Figli di uno schizzo



Il romanzo del ritorno “Figli di uno schizzo” e la mia idea di scrittura.



In un mondo che alza troppo spesso la voce per cose futili, che diventa talvolta stretto per i sogni e di desideri di tutti, c’è chi si mette in un angolino e ritrova il suo mondo, il suo essere, attraverso la scrittura che è un riparo da tutto il caos mondano.
La scrittura è il linguaggio di chi non sa parlare, o meglio, non vuol parlare a chi non ha voglia di ascoltare in un mondo che va di fretta, per cui rimane lì pronta a svegliare  le emozioni dell’io di chi scrive, ma anche di chi vuole leggere  per vivere una vita in più.
Figli di uno schizzo è un romanzo che segna il ritorno, il ritorno di una passione che non se ne è mai andata, perché è così: ciò che amiamo non ci lascia mai del tutto, si può mettere da parte, ma lasciarci mai.
Così come un marinaio ritorna a casa dopo un naufragio, io, tra una parola, una virgola e un punto, ho ritrovato me stesso, sono ritornato nel mio mondo perché il bisogno di scrivere dentro di me l’ho sentito urlare.
Scrivere è una dimensione che non ha tempo, nella quale ci caliamo ogni volta vogliamo comunicare qualcosa che altrimenti sarebbe incomunicabile, restando chiusi in noi stessi.
Scrivere è la voce della spontaneità, della meraviglia.
Scrivere è mettere un attimo in pausa la propria vita per viverne qualche altra, e magari poi tornare alla propria vita un po’ più ricchi.


Giuseppe Bianco


Breve biografia:
Dal 2000 al 2008 ho vinto numerosi concorsi letterari sul territorio nazionale, sono stato membro di giuria in molti concorsi, ho gestito il sito letterario “Le parole per te” dove si dava spazio ad autori esordienti e più conosciuti. Ho organizzato per 10 anni il concorso letterario “Città di Caivano – Le parole per te”, curato varie antologie. Direttore editoriale della casa editrice ALBUSedizioni. Pubblicato tre libri “Lungo la strada del tempo”, “Chiedilo all’amore” e “Figli di uno schizzo” libro che segna il ritorno dopo una lunga distrazione.

Il libro è stato donato alla biblioteca dall'autore. Potrete leggerlo a breve.



18 ottobre 2017

Pietraperzia nella letteratura




Renato Guttuso
 Occupazione delle terre incolte in Sicilia
A proposito diri ferimenti a Pietraperzia, contenuti in opere letterarie, è capitato di
discuterne tra me e Paolo Zappulla qualche mese fa parlando (proprio nei locali della biblioteca) del romanzo di Pirandello” I vecchi e i giovani”. Dalla mia lettura del romanzo avvenuta negli anni del liceo (che per me significa tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso: detta così mi fa impressione) non avevo conservato il ricordo della citazione di Pietraperzia a proposito della ricostruzione dei moti dei fasci siciliani, della loro repressione e della dichiarazione dello stato d’assedio in Sicilia. Di quella drammatica pagina di storia che ha riguardato anche il nostro comune (culminato nel capodanno 1894 con un eccidio che contò otto morti e 15 feriti tra la popolazione) avevo letto e mi ero documentato in altre opere storiografiche, ma quel riferimento nell’opera di Pirandello proprio non la ricordavo più.
Ciò mi ha motivato a rileggere il romanzo e non me ne sono pentito. La rilettura ( a distanza di tempo) non è solo ripercorrere emozioni già vissute ma scoprirne di nuove; emozioni che cambiano e si arricchiscono con il tempo e l’esperienza della vita; come sono appassionato delle letture sono un convinto sostenitore delle riletture. Per tornare alla questione dei fasci siciliani e delle vicende di Pietraperzia, varrebbe certamente la pena fare una ricognizione dei materiali storici disponibili e tornare a parlane per approfondire una pagina di storia delle nostre comunità che, per come si sviluppò, non è stata storia locale, ma storia nazionale.

Salvatore Di Gregorio


16 ottobre 2017

DAL TRENTINO CON AMORE



È capitato un giorno, in biblioteca con gli amici che sono soliti ritrovarvisi, si faceva una specie d’inventario dei romanzi ambientati a Pietraperzia, per la verità quasi sempre solo citata. Mi ha incuriosito un piccolo libro, che ho letto, di una autrice che vive nel Trentino, lembo d’Italia tanto lontano e non solo geograficamente, innamorata della Sicilia e di Pietraperzia dove ormai ha degli amici. L’autrice è Giliola Galvagni è Il libro s’intitola “Il mio cuore batte a Sud”.
Vi propongo la lettura del brano all'inizio del capitolo su Pietraperzia.




Pietratraperciata
Giliola Galvagni



Lascio L’autostrada e giro per Caltanissetta.
Sono nel cuore della Sicilia. La strada è quella che mi porta a Pietraperzia. Di colpo silenzio. E mi accorgo che non è dato dall’assenza di rumori ma dal paesaggio che ho intorno. Il mio sguardo si dilata fino a venir catturato dai colori caldi della terra bruciata. I mesi estivi hanno seccato la terra fino a spaccarla ed ora, a ottobre il caldo continua.
Le colline di terra arsa dal sole attendono uno scroscio d’acqua per poter ritornare alla vita. Non ci sono alberi ma solo radi arbusti secchi. Il giallo si confonde nel marrone e nell'ocra. Immagino questi luoghi in primavera, coperti di nuova erba e di fiori di ogni colore: un tappeto verde che darà cibo agli animali. Intanto il paesaggio si fa selvaggio, quasi inospitale, affascinante, unico.

La terra di Sicilia è terra di conquista, ma non solo. È una terra benedetta che fa maturare il grano e l’arancia, fa pascolare le vacche e coltivare la vite.
Improvvisamente ecco il paese di Pietraperzia: è spalmato sui fianchi di una collina. Le casa sono della stesso colore della terra. Le facciate delle case riflettono il giallo caldo delle pietre fino a confondere l’abitato col territorio intorno.
Pietra preziosa: sassi che sono stati usati per edificare un borgo che segue le asperità del terreno. Un saliscendi di strade e vicoli che lo rendono movimentato. Pietra arenaria color miele, sassi squadrati che hanno composto, uno sull’altro, le case di questo paese che all’imbrunire diventa un presepe.
L’architettura è essenziale, pulita, le linee sono rette, quasi a sottolineare la sobrietà o in tempi lontani, la povertà della gente
È un’atmosfera insolita, pigra, rallentata.
Voglio capire questa gente, voglio entrare nel loro sentire e mi accorgo che ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio ha un suo codice di comprensione. Bisogna amare questa gente per capire davvero il cuore di queste Isole. Già perché non c’è una sola isola ma tante. Isole che si incastrano, a volte perfettamente, altre con fatica e dolore.
Sono questi gl aspetti che mi hanno tenuta legata a questa terra: la dolcezza e l’asperità che convivono dando il meglio anche nelle contraddizioni.
Questi calori caldi, arsi da un sole implacabile, questa lingua che mi entra nel cuore come una musica. Eppure la comprendo, ne capisco le sfumature, ne seguo agilmente i toni e le pause, l’intensità.
La cantilena delle canzoni appassionate che struggono nel ricordo di qualcosa di perso e mai più ritrovato. Qualcosa che non potrà essere mai dimenticato.

Il libro è disponibile, potete ritirarlo in biblioteca.