20 giugno 2020

Addio a Carlos Ruiz Zafón

Dalla lettura per ragazzi al successo mondiale di  “l’Ombra del vento”

Quando ancora insegnavo a Castano Primo /MI), organizzammo con i miei colleghi una visita guidata per i nostri alunni alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano e ricordo che appena arrivati, dopo l’accoglienza, ci fecero accomodare in una sala. Una delle nostre guide si posizionò vicino a un tavolo sul quale erano poggiati alcuni libri, ne prese uno e incominciò a leggere: «Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero Dei Libri Dimenticati…Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie ad esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza. Molti anni fa, quando mio padre mi portò qui per la prima volta, questo luogo era già vecchio, quasi come la città. Nessuno sa con certezza da quanto tempo esista o chi l’abbia creato. Ti posso solo ripetere quello che mi disse mio padre: quando una biblioteca scompare, quando una libreria chiude i battenti, quando un libro si perde nell’oblio, noi, custodi di questo luogo, facciamo in modo che arrivi qua. E qui i libri che più nessuno ricorda, i libri perduti nel tempo, vivono per sempre, in attesa del giorno in cui potranno tornare nelle mani di un nuovo lettore, di un nuovo spirito. Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno…»
…« E sai qual è la cosa più bella?» Scossi la testa in silenzio. « La tradizione vuole che chi viene qui per la prima volta deve scegliere un libro e adottarlo, impegnandosi a conservarlo per sempre, a mantenerlo vivo. È una grande responsabilità, una promessa» spiegò mio padre. «Oggi tocca a te»…
…«Mi aggirai in quel labirinto che odorava di carta vecchia, polvere e magia per una mezzora. Lasciai che la mia mano sfiorasse il dorso dei libri disposti in lunghe file sugli scaffali, affidando la mia scelta al tatto. Tra titoli ormai illeggibili, scoloriti dal tempo, notai parole in lingue conosciute e in decine d'altre che non riuscivo a identificare. Vagai lungo gallerie e ballatoi riempiti da centinaia, migliaia di volumi che davano l'impressione di sapere di me molto più di quanto io sapessi di loro. Mi balenò in mente il pensiero che dietro ogni copertina si celasse un universo da esplorare e che, fuori di lì, la gente sprecasse il tempo ascoltando partite di calcio e sceneggiati alla radio, paga della propria mediocrità. Non so dire se dipese da queste riflessioni, dal caso o dal suo parente nobile, il destino, ma in quell'istante ebbi la certezza di aver trovato il libro che avrei adottato, o meglio, il libro che avrebbe adottato me. Sporgeva timidamente da un ripiano, rilegato in pelle color vinaccia, col titolo impresso sul dorso a caratteri dorati. Accarezzai quelle parole e le lessi in silenzio»…
«Non conoscevo né il titolo né l’autore, ma non mi importava. Era una decisione irrevocabile, da entrambi le parti. Presi il libro e lo sfogliai con cautela: le sue pagine palpitarono come le ali di una farfalla a cui viene restituita la libertà, sprigionando una nuvola di polvere. Soddisfatto della scelta, tornai sui miei passi ripercorrendo il labirinto con il volume sottobraccio e un sorriso sulle labbra. Forse l’atmosfera magica di quel luogo mi aveva contagiato, ma ebbi la strana sensazione che quel libro mi avesse atteso per anni, probabilmente da prima che nascessi…».
Dopo la lettura fummo tutti rapiti e affascinati da quelle parole e nello stesso tempo come catapultati in un’atmosfera veramente magica e misteriosa.
Erano frammenti tratti dal libro L’ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón un autentico “spot letterario” per le biblioteche e le librerie in grado sicuramente di trasmettere passione e amore per la lettura.
Lo scrittore catalano purtroppo si è spento all’età di 55 anni a Los Angeles dopo una lunga malattia che da tempo stava combattendo.
Nato a Barcellona nel 1964, tradotto in oltre 40 lingue, considerato lo scrittore spagnolo più letto al mondo dopo Cervantes, Ruiz Zafón ha iniziato la sua carriera letteraria nei primi anni '90 come autore di libri per bambini e ragazzi tra cui Il principe della nebbia, (prendendo spunto dal suo lavoro come insegnante d'asilo) cui erano seguiti Il palazzo della mezzanotte e Le luci di settembre, giungendo al successo nel 2002, quando ha pubblicato con la casa editrice Planeta.
La notizia della sua dipartita è stata annunciata da El Pais che riporta proprio le parole della casa editrice dello scrittore: ”Oggi è una giornata molto triste per l’intero team Planeta che lo conosceva e ha lavorato con lui per vent’anni, in cui è stata forgiata un’amicizia che trascende la professionalità”.
L'ombra del vento è stato il primo best seller spagnolo della sua generazione ad avere un successo commerciale mondiale, insieme alla Cattedrale del mare di Ildefonso Falcones. In questi vent'anni (il romanzo fu pubblicato nel 2001) il libro ha venduto oltre 15 milioni di copie nel mondo, oltre un milione soltanto in Italia, ottenendo numerosi premi internazionali, tra cui Premio Barry per il miglior romanzo d'esordio nel 2005 e selezionato nella lista fatta nel 2007 da 81 scrittori e critici latinoamericani e spagnoli con i migliori 100 libri in lingua spagnola degli ultimi 25 anni.
Dal romanzo è nata una quadrilogia intitolata Il Cimitero dei libri dimenticati, che dopo L'ombra del vento è proseguita con Il gioco dell'angelo (2008) Il prigioniero del cielo (2012), concludendosi con Il labirinto degli spiriti (2016), tutti editi da Mondadori e tradotti da Bruno Arpaia.
Lui stesso ne spiegava così l'origine:Con il mondo sempre più popolato da media che vanno oltre il libro, pur avendo in esso la propria origine, ho voluto che la carta stampata si riappropriasse di ogni stimolo sensoriale, cercando di creare un'esperienza a 360 gradi. Tutto ha avuto inizio con un'immagine, quasi una fotografia mentale: una biblioteca per i libri che rischiano di andare perduti, libri salvati da chi crede nel loro valore. Simbolo che è anche metafora della memoria e del ricordo, alla base della nostra identità. Da quest'idea si è dunque sviluppato un vero e proprio labirinto, una matassa intricata in cui ho tentato di combinare e racchiudere tutti i generi possibili: una storia che altro non è, in realtà, che un tributo alla letteratura''.
Nel primo tomo della quadrilogia già lo scrittore metteva in scena gli ingredienti che avrebbero reso così popolare la sua scrittura: utilizzando l'espediente narrativo del libro ritrovato, la trama mescolava fantasy, realismo ed elementi gialli.
Il giovane protagonista Daniel, che vive nella Barcellona del 1945 provata dalla guerra civile, dal franchismo e dalla povertà, viene infatti portato dal padre, proprietario di una bottega di libri usati, alla scoperta del Cimitero dei Libri Dimenticati, il luogo in cui sono conservati centinaia di volumi destinati all'oblio. Quello che Daniel sceglierà, L'ombra del vento del misterioso scrittore Julián Carax lo accompagnerà fino all'età adulta, spingendolo in un vortice di scoperte e pericoli.
Cresciuto negli anni Sessanta a Barcellona, non lontano dalla Sagrada Familia, Zafón aveva sempre mantenuto un legame fortissimo con la città, nonostante negli ultimi anni si fosse trasferito in California per lavorare per il cinema, altra sua grande passione, come sceneggiatore: ”Ho iniziato la mia carriera come pubblicitario. Avevo circa 19 o 20 anni. Dopo pochissimo tempo mi sono ritrovato come direttore creativo dell’azienda dove lavoravo. Successivamente ho cambiato, mi sono buttato sul cinema. Ho scritto molte sceneggiature. E’ stato molto importante per me l’esperienza nel mondo pubblicitario” - si legge in una sua vecchia intervista per El Pais - “Moltissimi scrittori hanno lavorato in questo campo prima di iniziare a scrivere. Come per esempio Don DeLillo. La pubblicità serve a vedere la lingua, le parole, come immagini. Stessa situazione per i giornalisti che successivamente diventano scrittori. Prendiamo Michael Connelly. Era giornalista di cronaca a Los Angeles prima di diventare scrittore di gialli e senza quella formazione la sua letteratura sarebbe stata molto diversa, senza dubbio. Ma ciò che influisce sul mio lavoro e non si dice mai è il mio interesse per il cinema”.
La malattia non gli ha dato tempo di cambiare idea sulla possibile realizzazione del film de L'ombra del vento e di assistere alla pubblicazione del suo prossimo libro, attesissimo e probabilmente postumo. Resta il suo sconfinato amore per i libri in grado di toccare con gentilezza cuori e cervelli: La mia infanzia è stata circondata da libri e scritti. Fin da piccolo sono stato affascinato dallo storytelling, dalla parola stampata, dal linguaggio, dalle idee…ancor prima che imparassi a leggere e scrivere, raccontavo storie. Ho sempre saputo che sarei diventato uno scrittore perché non c’era altra scelta. Sono sempre stato affascinato dal fatto che tu potessi prendere carta e inchiostro e creare mondi, immagini, personaggi. Sembrava magia”.

Emiliano Spampinato




05 giugno 2020

Nostalgia di Salvatore Giordano





Nostalgia


Torna dolce stagione dell’anima,

tu che arrivi prima che ignote rotte
si offrano alla scelta:
strappare vorrei
alle fauci voraci del mostro
brandelli di vita;
percorrere
i sentieri intricati del labirinto della memoria
ove i miei pensieri vagano
come farfalle su prati in fiore;
sciogliere quel grumo di sogni:
frammenti ancora m’inseguono
che il vento dissolve in nugoli di polvere.
Torna mitica stagione
come fossi Kore, la fanciulla
che sorge dalle tenebre
e la natura rinnova.
Vola un falco contro l’azzurro,
seguo le sue acrobatiche volute
e, nell’abbagliante luce che l’avvolge,
dentro le sue spire mi cattura.

Salvatore Giordano









24 aprile 2020

DAL 25 APRILE AL 2 GIUGNO. LE FESTE DELLA REPUBBLICA



Dopo la liberazione dell’Italia del nord la guerra in Europa continuò ancora per circa due settimane; ebbe termine l’8 maggio 1945 con la resa incondizionata della Germania nazista alle Forze Alleate. Grande era stato il contribuito della resistenza armata dei partigiani dei paesi dovunque sventolasse il sinistro simbolo della svastica. Liquidata la Repubblica di Salò, la nostra penisola tornò a essere uno stato unitario, il Regno d’Italia, appunto, sotto Casa Savoia; legge fondamentale lo Statuto Albertino del 1848.

La questione istituzionale

La conclusione della guerra rappresentò per l’Italia non soltanto la fine del conflitto e la liberazione dal nazifascismo ma portò anche a uno sconvolgimento politico istituzionale. La resistenza ne era stata la premessa. Colpe erano attribuite alla corona riguardo al ventennio fascista fin dalla sua presa di potere e alle tristi vicende belliche. Al loro ritorno in patria, nel giugno del ’46, i prigionieri trovavano una nuova situazione politica: l’Italia non era più una monarchia. La questione della forma istituzionale era stata posta nel giugno 1944: il Governo di Unità Nazionale costituito dai partiti del CLN dopo la liberazione di Roma (04/06/44), concordava con il Capo dello Stato, Luogotenente Umberto II, di demandare ai cittadini italiani, uomini e donne, la scelta della forma istituzionale dell’Italia. Con la guerra mondiale ancora in corso e mentre al nord infuria la lotta dei partigiani contro il nazifascismo, la consultazione generale del popolo italiano era rimandata alla fine della guerra.[1]

Il Referendum Istituzionale avvenne il 2 giugno del 1946, e per la prima volta, in Italia, votarono anche le donne[2] che si recarono alle urne in 13 milioni contro 12 milioni di uomini, pari all’89,9% dei 28.005 450 aventi diritto. I fautori della Monarchia avevano tentato di fare slittare la data del referendum, sperando nel voto favorevole dei prigionieri di guerra che si sapeva imminente. Ma, a parte il loro numero insufficiente a colmare la differenza di due milioni di voti con i quali la Repubblica aveva prevalso (12.717.923 voti contro 10.919.284 (gli Italiani che avevano subito lunghi anni di prigionia ammontavano a 653.904 [3]) ammesso che tutti avessero votato per la monarchia-, era cosa molto dubbia che i reduci della prigionia fossero disposti a dare il loro consenso al governo del Re. I disagi vissuti a causa della guerra e della prigionia, il contatto con altre realtà politiche e sociali avevano aperto loro gli occhi circa la natura del fascismo, cui, da giovani, in molti avevano dato la loro adesione, per considerare sotto un’ottica più ponderata e matura le responsabilità e i coinvolgimenti della corona nelle vicende del ventennio e della guerra. In ogni caso il voto dei prigionieri di guerra sarebbe stato ininfluente, ai fini dell’esito della scelta istituzionale, poiché la Monarchia, con il 63,8 %, prevalse in tutte le regioni del sud (dal Lazio alla Calabria e isole- Sicilia: 64,7%-, meno Trapani che votò per la Repubblica); la Repubblica in tutto il nord con il 62,2 %, tranne la Valle d’Aosta.
In pratica l’Italia ne usciva divisa in due: una parte, quelli che erano stati i territori del Regno del Sud, a maggioranza monarchica, “azzurra”; e una parte a maggioranza repubblicana “rossa”, i paesi della Resistenza a nord del Lazio. Non mancarono le proteste e le contestazioni da parte dei fautori della Monarchia ma il voto degli italiani fu convalidato dalla Corte di Cassazione: gli Italiani democraticamente si erano espressi a favore della forma repubblicana dello Stato. Umberto II già Luogotenente del Regno, Re d’Italia dal 5 maggio, per abdicazione del padre, al 2 giugno 1946, lascia l’Italia per l’esilio in Portogallo.

La Nuova Carta Costituzionale

Nella giornata del 2 giugno i cittadini italiani avevano anche votato l’Assemblea Costituente, 556 persone rappresentanti dei partiti, ossia l’organismo preposto alla stesura del nuovo Statuto della Repubblica Italiana, La Costituzione.  Nei mesi precedenti si erano intanto svolte le elezioni amministrative a suffragio universale e un numero discreto di donne erano state elette nei consigli comunali. A Pietraperzia la consultazione si svolse il 24 /03/1946. Il sindaco espresso dal Consiglio eletto fu Giuseppe Barrile del PCI, il nostro primo sindaco del dopoguerra. La persona, invece, alla quale nel nostro paese spetta il titolo di prima donna eletta, fu la dott.ssa Giovanna Vitale, figlia del noto dottor Vincenzo Vitale[4].
Il 1/1/1948 entrava in vigore la nuova Carta Costituzionale della Repubblica Italiana fondata sul principio della uguaglianza di tutti i cittadini di qualsiasi condizione dei quali si stabilivano diritti fondamentali e i loro doveri; sugli ordinamenti dello Stato con la autonomia dei tre poteri, legislativo esecutivo e giudiziario e con il divieto della riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista. L’emblema della Repubblica Italiana, il cosiddetto “stellone”, con i suoi simboli, stella a cinque punte, ruota dentata con rametti di ulivo e di quercia che la circondano, ne esprime i valori ispiratori: la libertà, l’uguaglianza e la solidarietà, il lavoro, la vocazione alla pace. Spetta alle Istituzioni e ai cittadini tutti realizzare il programma ideale in essa contenuto


Salvatore Giordano





[1]Lo stabilisce il D. Luogotenenziale n. 151 del 25/6/1944
[2] La legge che concedeva il voto alle donne era stata approvata il 31/1/1945 dal “Governo del Sud”-Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi- ed emanata con DLL (Decreto Legge Luogotenenziale) del 2/2/ 1945.
[3] Catalano-Fietta-Pizzigoni, Origini della Repubblica, Vangelista Editore, Milano, p. 147.
[4] Giovanni Culmone, Pietraperzia. Primi cittadini del XX secolo, 2003, p. 83.