CENNI STORICI SULLA NASCITA DELLA RUOTA
Si racconta che Papa Innocenzo III, in
seguito alla visita di alcuni pescatori che gli avevano mostrato le loro reti,
tratte dal Tevere, piene di piccoli cadaveri, decise di prendere una posizione
in merito: nel 1198 istituì, per la prima volta in Italia,
la così detta "Ruota". La ruota volle essere la risposta all’infanticidio
dei figli indesiderati.
Consisteva in un meccanismo di legno a forma di cilindro, ruotante su un asse verticale, diviso in due parti chiuse e munite di uno sportello; le parti combaciavano con una apertura posta sulla cinta esterna dell'istituto e permettevano di collocare il bambino abbandonato, senza essere visti. Facendo girare la Ruota, la parte che conteneva il bambino, veniva immessa all'interno dove, aperto lo sportello, si poteva prelevare il bambino; vicino alla Ruota vi era un campanello che avvisava una guardiana di turno nota come "Rotara", dell'arrivo del bambino.
Consisteva in un meccanismo di legno a forma di cilindro, ruotante su un asse verticale, diviso in due parti chiuse e munite di uno sportello; le parti combaciavano con una apertura posta sulla cinta esterna dell'istituto e permettevano di collocare il bambino abbandonato, senza essere visti. Facendo girare la Ruota, la parte che conteneva il bambino, veniva immessa all'interno dove, aperto lo sportello, si poteva prelevare il bambino; vicino alla Ruota vi era un campanello che avvisava una guardiana di turno nota come "Rotara", dell'arrivo del bambino.
A Pietraperzia, nello stesso periodo, le
cose non andavano diversamente e dei neonati abbandonati e mai recuperati non
c’è riscontro. Il primo trovatello battezzato di cui si ha notizia risale al 12
dicembre 1602 ma non si conosce il luogo del suo ritrovamento.
La zona indicata del primo ritrovamento,14
marzo 1607, si individua nei pressi della Chiesa San Rocco, allora fuori del
centro abitato.
Nella tradizione comune, i Sacerdoti
avvicinati da genitori d’un neonato per impartirgli il sacramento del
battesimo, dopo avere declinato e trascritto nel registro dei battesimi le
proprie generalità, chiedevano ai presenti, quelle dei genitori e il nome da
dare al battezzando. Per i trovatelli si seguiva la stessa procedura e in
assenza dei nomi dei genitori inventavano le formule più disparate, come quelle
già riportate nei tanti altri documenti: “figlio dello Spirito Santo”; “figlio
di meritrice”; “figlio di donna libera”; “figlio di genitori sconosciuti”;
“trovato davanti … e seguivano le precisazioni e tante altre diciture consimili.
Il 21 marzo 1756 in uno dei tanti atti di
battesimo, a cura del Sac. Don Pietro Giarrizzo e Nicoletti Cappellano Sacrale
di questa Ven. Chiesa Madre S. Maria, si legge per la prima volta “ho
battezzato un bambino esposto la notte scorsa nella ruota dei proietti di
questa città” dicitura che non ripete, undici giorni dopo, nel successivo
documento del 2 aprile 1756, redatto dallo stesso Sacerdote, ma afferma: “ho
battezzato una bambina sub condizione, trovata davanti la porta della Chiesa
S. Maria della Cava nelle ore mattutine, nata verosimilmente otto giorni
fa”.
Il 20 marzo 1759 il Cappellano Don
Giovanni Emma battezza una bambina trovata nella ruota di questo ospedale.
Il 9 aprile 1773 il Sacerdote D. Michele
Gregorio, battezza un bambino trovato in questa ruota di orfanotrofio.
il 22 aprile 1780 il Sac. Don Vincenzo
Vitale battezza un bambino trovato, nella ruota di questo ospedale.
4 dicembre 1782 l’Arcipresbitero Michele
Ramistella battezza una bambina trovata nella ruota di questo ospedale.
Tutte le informazioni sulla nascita, o
eventuale ritrovamento del neonato, arricchiti da tutti i particolari
possibili, venivano forniti al Sacerdote, dalla persona, precedentemente
identificata durante il rito e veniva subito annotata nel relativo libro dei
battesimi.
Dai tanti riscontri finora effettuati nel
1756 non si è rilevata l’esistenza di una struttura pubblica chiamata ruota
dei proietti e nemmeno nel 1759 ruota dell’ospedale.
“Ruota di orfanotrofio” citata nel
1773, ruota d’ospedale del 1780 e del 1782 sarebbero state i toccasana
non solo del 1773 ma di tutti gli anni a venire, purtroppo, anche di queste
citate strutture non si è riscontrata traccia.
In tutto il 1700, e in particolare nella
prima metà del secolo, si riscontra il maggior numero di trovatelli
abbandonati, all’interno e alle periferie dell’abitato.
Sarebbe veramente strano pensare, anche se
non impossibile, che genitori, in presenza di strutture pubbliche, fatte per
ridimensionare il loro rimorso e soprattutto per alleviare le sofferenze dei neonati,
scegliessero di abbandonarli a cielo aperto o chi sa dove.
L’abbandono a cielo aperto della propria
creatura, era sicuramente frutto di sconforto, di disperazione assoluta e
della mancanza di strutture ricettive idonee all'accoglienza.
Luoghi solitamente destinati ad
abbandonare i figli indesiderati erano le porte delle case di famiglie benestanti o nelle vicinanze di chiese e conventi. A metà 700 almeno quattro
ritrovamenti furono fatti davanti la casa di Rosaria Montalto, Forse
nota come donna pia e caritatevole. Un altro luogo prescelto dalle madri
disperate era la chiesa della Cava, perché lontano dall'abitato.
Giovanni Culmone
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