05 marzo 2020

Il discorso delle stelle di Antonio Rubino


Antonio Rubino apre ogni capitolo con una legge astrofisica che in qualche modo si ricollega a quello che vivranno e proveranno i personaggi nelle pagine del suo libro.
Un libro che conquista piano piano, non cattura subito ma ti incuriosisce pagina dopo pagina e ti incanta con la bellezza dei posti descritti.
Le esistenze diverse, il contrasto tra il benessere e la povertà, tra la guerra e un mondo lontano dalla violenza definiscono la vita e il modo di interagire dei protagonisti Paolo e Leonore che vivranno un'intensa storia d'amore.
Le differenze che di solito creano distanze ,come tra le galassie, qui avvicinano e nei piccoli gesti come un abbraccio o la coccola di un tè troppo zuccherato si percepisce racchiuso un dono del Creatore.
Nel libro i personaggi si pongono le stesse domande che ci poniamo anche noi.
Perché nella maggior parte dei casi, le differenze non creano quel filo conduttore che potrebbe unirci senza farci perdere la nostra identità?
Le scelte di Paolo, dettate un po' dalla noia, un po' dalla frenesia, dalla compassione e dalla competizione ,che sembrano all'inizio gratificarlo, negli anni perdono valore perché lo allontanano dal vero io, e lo portano a chiedersi: "Sono felice?"
Non è costantemente quello che facciamo noi?
Pensiamo di decidere noi, di fissare le nostre priorità, ma in realtà è il tempo, è la stessa vita che rende schiavi di quelle azioni che chiamiamo scelte.
E quando ci fermiamo e iniziamo a porci delle domande ci rendiamo conto che abbiamo solo perso tempo o ci siamo allontanati da quegli ideali che hanno dato entusiasmo alla nostra gioventù.
La scelta, forse per la prima volta libera, consiste nel decidere se continuare così oppure lasciare gli agi per intraprendere un nuovo percorso. Ed è proprio nel momento in cui decide di scendere da quel volo in prima classe per riabbracciare il suo io che Paolo incontra Leonore. Una donna così lontana, irraggiungibile, impegnata nelle sue battaglie e coinvolta nelle vicende del suo paese.
Ed è qui che la storia dapprima coinvolgente, ti travolge completamente.
Gli anni passano e ci ritroviamo nel 2049 in un mondo che potremmo definire utopico, dove non esistono le disuguaglianze, la povertà, di diverse malattie è stata scoperta la cura e un giovane ragazzo ha il compito di ricevere in eredità questa bellissima storia.


Ilaria Matà



08 gennaio 2020

Vita di Maria Stuarda: la rivale di Elisabetta I d'Inghilterra





“Nella mia fine è il mio principio”
“En ma fin est mon commencement”, era la frase che la regina Maria Stuarda aveva scelto come motto ricamandolo su di un broccato.

Mai frase fu più vera.

Sta di fatto che aveva capito tutto, anticipando di diversi anni, che nel momento in  cui sarebbe morto il suo corpo, sarebbe diventata immortale la sua figura.

Con la sua morte ha segnato la storia. Regina di Scozia a soli 6 giorni di vita, bambina capace di incantare tutti al suo passaggio, cresciuta alla cort di Francia in mezzo all’arte e alle buone maniere, principessa in grado di ispirare poeti e sposa appena quindicenne del delfino di Francia, si ritrova ad avere sulla testa due corone di due regni molto diversi tra di loro.

La Francia esperta nell'arte del cerimoniale e la Scozia, paese povero e indietro anni luce per quanto concerne la cultura rispetto alla corte francese.

Ma sulla testa di Maria Stuarda in molti avrebbero voluto vedere anche un’altra corona, quella d’Inghilterra.

Appoggiata dai cattolici che riconoscono in questa Stuart la sola e degna erede dei Tudor, sarà proprio questo che la porrà come rivale di Elisabetta I, regina d’Inghilterra, sostenuta dalla parte protestante.

  Due donne così diverse, Maria Stuarda così coraggiosa e sicura nelle proprie decisioni, piena di dignità fino alla morte, Elisabetta eternamente in lotta con sé stessa, piena di dubbi, definita isterica, non in grado di dare una risposta categorica.

Maria Stuarda aveva il coraggio di sfidare il destino con la pecca di sentirsi al di sopra di tutto in quanto testa coronata.

In Elisabetta invece è sempre stato evidente il mettersi al servizio del popolo per fare il bene del popolo.

La storia le vorrà rivali, la morte le porrà vicine nella sepoltura come sorelle.

Maria Stuarda che con le sue azioni ha segnato la sua fine, nella sua fine le sue azioni sono state consegnate alla storia.

In questa biografia non viene celato nulla ma l’autore fa un quadro chiaro e delineato della regina Stuart e della donna Maria.

Stefan Zweig ha la capacità di far vivere sulla pelle il vissuto della regina, portando con la mente a ritroso nel tempo tra feste nella corte francese e complotti scozzesi e inglesi.

Ilaria Matà


Stefan Zweig (Vienna, 28 novembre 1881 – Petrópolis, 22 febbraio 1942) è stato uno scrittore, drammaturgo, giornalista, biografo, storico e poeta austriaco naturalizzato britannico.















01 ottobre 2019

Clarissa Pinkola Estés e la sua interpretazione di Barbablù di Charles Perrault




Trama Barbablù: Barbablù è un uomo ricco e crudele, che ha avuto sei mogli che sono improvvisamente scomparse. Nonostante il suo passato ombroso, riesce a sposarsi con la figlia più giovane di una dama sua vicina, anche grazie all'ostentazione delle sue grandi ricchezze. Non passa molto tempo che Barbablù annuncia alla moglie di doversi assentare per almeno sei settimane, per questioni di lavoro. Prima di partire, egli la guida attraverso l'intera villa, mettendole a disposizione ogni cosa e consegnandole il mazzo con tutte le chiavi della casa. Lei è libera di usare tutto, di aprire tutto, di andare dappertutto tranne che oltre la porta della camera segreta aperta da una particolare piccola chiave che Barbablù le mostra. (fonte Wikipedia)

Non ho mai letto la fiaba “Barbablù” di Charles Perrault ma sono rimasta affascinata dall’interpretazione che la scrittrice Clarissa Pinkola Estés dà ai suoi protagonisti. Ne parla nel libro “Donne che corrono coi lupi”.
La scrittrice vede nel personaggio di Barbablù l’uomo nero che abita la psiche di tutte le donne e nella favola l’intera rappresentazione del dramma che la donna vive.
La donna, giovane sposa, che non ha ancora imparato bene a riconoscere il predatore.
Una donna giovane che non ha ancora la chiave per capire che il suo sposo, con il “permesso” datole di poter fare quello che vuole all’interno della dimora, in realtà la sta tenendo prigioniera. Deve semplicemente attenersi ad una sola regola, non aprire una porta, così facendo limita la donna perché le impone di non dare ascolto alla sua indole che è sempre alla ricerca della verità.
“Barbablù proibisce alla giovane donna di usare quella chiave che la porterebbe alla consapevolezza” cit. Barbablù
Una donna consapevole delle sue capacità è una donna capace di superare qualsiasi avversità.
La consapevolezza che permette di scoprire «quello che sta sotto» che vuol essere tenuto nascosto.
E una volta aperta quella porta e svelato il mistero, la donna deve affrontare l’uomo nero che abita nel suo inconscio. Una volta affrontato e sprigionata dalla sua presenza avrà finalmente conosciuto la sua natura combattiva che dà alle donne la consapevolezza di possedere un’energia tremenda.




Ilaria Matà